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Quando vado in strada a fare “street photography” il principale pensiero che mi spinge a portarmi dietro la mia macchina fotografica è semplicemente quello di voler raccontare ciò che vedo; amo e odio il comportamento della gente, mi piace osservarne vizi e virtù, difetti e pregi, senza giudicare ma semplicemente intrappolando quei fatti, quelle azioni che si trovano alla base di ogni opinione.

Desidererei tanto essere imparziale, desidererei lasciare il giudizio agli altri,  vorrei semplicemente mostrare ciò che vedo. Inutile dirlo, ma ciò è oggettivamente impossibile! Non provate minimamente ad essere imparziali… perchè comunque avrete perso in partenza.

Osservando le mie immagini, le varie session, i vari strampalati lavori prodotti… mi sono reso conto che ogni momento, per quanto moralmente ed emozionalmente distante l’abbia vissuto, alla fine è stato  sempre influenzato dal mio stato d’animo.

Il mio umore ha guidato i miei occhi,
mi ha fatto vedere alcune cose e celato altre.

Dall’editing arretrato dei mie scatti, in questa  lunga e calda estate, mi sono reso conto che ogni session nasce e muore nell’arco della medesima giornata.
Almeno ciò accade nella mia street photography. Mi sono reso conto come il medesimo evento rivissuto anno dopo anno possa raccontare storie diverse, animi diversi, avere un impatto emotivo diverso e comunicare in modo diverso.

Dall’editing dei mie scatti mi sono reso conto di essere in una continua evoluzione stilistica fortemente influenzata dalle letture del momento, mi sono reso conto come il mio modo di intendere la fotografia inizi via via ad allontanarsi dalla buona composizione, dal rispetto delle regole, dal rigore formale tipico delle belle foto e si stia materializzando una mia personale e non sempre armonica visione del mondo.

Mi capita sempre più spesso di innamorarmi dei miei strampalati scatti per poi odiarli subito dopo.

STREET PHOTOGRAPHY – SOLO UN PIZZICO DI REALTA’

Ebbene si, da questa riflessione, sono giunto alla banale conclusione che il mio modo di catturare i momenti alla fine racconta la mia realtà fotografica. Nulla di assoluto. Solo un aspetto reale di quel mondo dalle innumerevoli sfaccettature. Questo significa dunque che quando davanti ad una scena, un evento, un momento sono presenti tanti fotografi, alla fine ci saranno tanti aspetti diversi della medesima realtà, tuttavia mai nessuno la racconterà nella sua pienezza.

Fotografare è comunicare, che lo si faccia per se stessi o per gli altri alla fine è comunicazione. I nostri strumenti sono  le ottiche, i tempi,  le esposizioni, le composizioni… tutti mezzi che permettono di generare versioni della realtà a sua volta influenzata dal percorso morale e culturale che ci ha fatto giungere in quel luogo con la nostra macchina fotografica. Ecco perchè adoro le foto degli altri, mostrano ciò che io non ho visto o ciò che io ho visto in modo diverso.

 

Di seguito 2 session di  scatti di italiani al mare ripresi in momenti diversi con animo diverso.

[from series CALMA PIATTA] – Sicily 2014

 

 

 

[from series ITALIANI AL MARE] – Sicily 2015

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