Quando mi fu chiesto di promuovere il libro “ISP La fotografia di strada in Italia” di Italian Street Photography a Gazebook, Festival internazionale della fotografia che celebra il fotolibro, la mia risposta fu: “Certo! Con gran piacere”! In verità, al di la del libro e della ghiotta occasione promozionale, avevo saputo che l’ospite d’onore, di quella tre giorni siciliana, era il grande Martin Parr e che avrebbe tenuto in quell’occasione anche alcuni seminari sul fotolibro.
IL FASCINO DEI GRANDI
Quello che mi affascina di più dei grandi fotografi è il loro modo di pensare e di approcciarsi alla fotografia, mi piace vederli fotografare ed osservare gli ambienti in cui si trovano.
Quando mi trovo in presenza dei grandi fotografi o di quei fotografi che stimo in quanto fonte di ispirazione per il mio percorso, mi capita spesso di bloccarmi, di astrarmi dalla realtà e mettermi in disparte ad osservarli con ammirazione ma sempre senza interferire con loro. Sono un tipo schivo, mi imbarazzo facilmente e se particolarmente emozionato (cosa non rara) divento un “pasticcione” con un incremento della probabilità di fare il maggior danno con il minimo movimento.
Detto questo… la prima volta che vidi Martin Parr, erano le 5:00 del pomeriggio di una calda giornata di settembre, avevo appena finito di sistemare i libri nello stand ed ero sudatissimo. Gustavo Boemi, altro autore di isp, li con me, mi disse: “Guarda c’è Parr”! Mi girai e lo vidi: un omone altissimo, con una larga camicia a quadri e un paio di short, dei sandali ai piedi e un libro in mano. Si aggirava tra le sedie ordinate dell’area per le conferenze nella piazzetta di Punta Secca.
Quel tipo la cui visione fotografica influenza insieme ad altri il mio modo di vedere era li; sornione, per niente accaldato, con un sorriso stampato in faccia e con un fare tipico da turista sostava a pochi metri da me.
Bene… presi il libro della sua intervista con Quentin Bajac e decisi di avvicinarmi… con la scusa di un autografo avrei potuto approcciarmi e magari scambiare qualche chiacchiera…
Iniziai a camminare verso di lui, feci cadere giù qualche sedia per sbaglio, mi cadde un paio di volte a terra il libro, ma alla fine lo raggiunsi e con una flebile voce dissi: “Mr Parr… ehmmm sorry… Mr Parr”… si girò mi guardò, sorrise… prese il mio libro… io farfugliai qualche sconnessa frase in inglese… risorrise… firmo il mio libro e mi riconsegnò la penna.
Ringraziai e con un enorme dubbio ritornai al mio gazebo:
OK! Avevo l’autografo su un libro… dunque? Che senso ha un autografo se privo di un reale scambio. Forse una prova inconfutabile del mio incontro? Ma chi se ne frega! Un incontro in quanto tale deve arricchirmi o comunque deve avere uno scambio… il mio tentativo d’approccio era miserabilmente fallito!
I GIORNI SUCCESSIVI IN STRADA
Nelle ore e nel giorno successivo Martin Parr, si aggirava spesso per le vie di Punta secca con la sua enorme reflex. lo seguii! Il suo modo di fotografare è molto molto interessante, camminava per le vie come un turista distratto, non seguiva una direzione prefissata ma alquanto irregolare, camminava lentamente, osservando, penso, con molta attenzione ciò che lo circondava. Ogni tanto si fermava, girandosi intorno per identificare qualcosa di interessante. Quando la trovava… aspettava… aspettava e poi, nel momento giusto, veloce come un fulmine inquadrava e fotografava.
Diverse volte, l’ho visto riguardare lo scatto e ripeterlo, sempre senza destare attenzione da parte dei propri soggetti. Altre volte invece dopo lo scatto entrava in empatia con le persone, scambiando qualche parola. Montava un obiettivo molto lungo, molto probabilmente uno zoom, in quando scattava a distanze differenti e quando “voleva prendersi lo scatto” si avvicinava prepotentemente, sempre velocemente, per poi riprendere il suo lento cammino. La percezione della gente era quella di un anonimo turista inglese attratto da cose nuove: i vecchi del paese che giocavano a carte, bagnino che aggiustava una doccia, il bagnante inglese sdraiato al sole in spiaggia ecc.
LO SCAMBIO
Vedere Parr fotografare, per me era stato il massimo… potevo anche tornare a casa… ma dovevo attenermi agli impegni e andare avanti con la promozione del libro e la spiegazione del progetto ai tanti interessati.
Avevo fatto stampare un grosso banner di color giallo con la scritta ITALIAN STREET PHOTOGRAPHY… lo ammetto, era un bel po’ evidente e anche a distanza non passava inosservato… nemmeno a Parr.
Penso che Parr l’abbia notato fin da subito e che fin da subito sia stato attratto dal colore giallo del libro di ISP; provò a fermarsi diverse volte, ma prima per via della moglie, poi per alcuni illustri passanti (Alex Majioli) era stato sempre allontanato dal nostro Gazebo.
Erano le 22:00 dell’ultimo giorno, il Festival volgeva ormai al termine, Parr avrebbe chiuso il tutto con il suo intervento… noi eravamo stanchissimi. Ad un tratto lo vidi passare con la moglie in direzione dell’area conferenze, la fece accomodare e ritornò spedito verso di noi… Gustavo Boemi mi disse: “ma sta venendo qui?”, io:”Oh mio Dio… penso proprio di si”; si fermó e noi scattammo in piedi! Prese un libro e inizió a sfogliarlo.
Ca**o! Parr stava sfogliando il libro in cui erano presenti anche le mie foto! Gustavo inizió a spiegare il progetto, l’idea di questa visione fotografica italiana, l’idea di una street più blanda… Parr sembrava gradire… io di tanto in tanto intervenivo. Alla fine, ovviamente gli regalammo il libro. Penso che gradì il nostro gesto, in quanto non lo ripose ma iniziò a girare per la piazza con quel libro sotto il braccio.
Quello con Parr, fu un incontro desiderato ma inaspettato, un incontro che mi conferma che più è grande l’umanità e la notorietà degli individui, più è umile e gioviale il loro approccio con il mondo.
Tornando alla realtà del mio piccolo mondo, ecco quei pochi scatti che sono riuscito a portare a casa nel breve tempo a disposizione 😉
Alla prossima
Andrea