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Si sa, gli eventi fotografici,  qualunque sia la loro natura: commerciale, divulgativa, promozionale… sono sempre occasioni per fare incontri interessanti. Qualche tempo fa, all’evento Leica di Catania, oltre a provare qualche macchinetta interessante, ho avuto modo di chiacchierare con fotografi, amatori,  miti del mercato fotografico contemporaneo (es. Ryuichi Watanabe) e mentori di sempre (Angelo Cirrincione) che con la solita umiltà rendono bello il mondo della fotografia.

Durante la presentazione dei 100 anni Leica, conoscendo già bene il format, mi ero accomodato su un muretto antistante la sala della presentazione e da lì in silenzio e cullato da un flebile venticciolo autunnale, seguivo le slide che via via venivano proiettate su di un telo. Ad un tratto si sedette accanto a me Enrico La Bianca, fotografo  siciliano, dalla indubbia sensibilità fotografica… iniziammo a parlare.

Fu una bella chiacchierata, caratterizzata da una convergenza di punti di vista e di alcune esperienze africane simili; ad un tratto mi disse: “posso rubarti 5 minuti ancora? Vorrei omaggiarti della mia ultima pubblicazione…” io ovviamente con entusiasmo gli dissi “Ovvio Che si!” e lentamente, sotto il pur sempre caldo sole siciliano, raggiungemmo la sua auto, aprì il bagagliaio e tirò fuori da alcuni scatoloni il suo ultimo lavoro “Sulle ali della Farfalla”, un libro fotografico a cavallo tra reportage e fotografia documentaristica trainato dalla presenza dei bambini e da una forte sensibilità autoriale.

Stavamo quasi per lasciare l’auto quando mi disse… “aspetta! Anche se un po’ vecchio e rovinato ti voglio regalare pure questo libricino“: “Luoghi e Gente di una memoria”… e mi disse “questo è il mio primo libro, è stato pubblicato nel 1982 e presenta una serie di scatti realizzati qualche anno prima per un reportage sulla condizione degli anziani e dei giovani ad Enna (provincia siciliana)…in quel periodo non avevo alcuna cognizione di fotografia, di tecnica, autori, composizione… ero istintivo e mi lasciavo trasportare dalle emozioni, fotografavo quel che vedevo e per come lo vedevo…non troverai sicuramente roba interessante, ma mi fa piacere che tu ne abbia una copia, dopo quel libro smisi di fotografare fino al 2010 momento in cui ho finalmente ritrovato la mia passione

Aprii il volume e mi trovai d’avanti un altro autore; erano foto in bianco e nero, poco contrastate e fatte per le strade di una Sicilia di inizio anni 80. Erano foto di strada con un approccio di strada, in cui molte regole della “dotta” composizione fotografica, venivano per “incoscienza giovanile” infrante, ma che mantenevano comunque tutta la forza di una espressione reale e priva di sterili formalismi che la “fotografia” oggi (o sempre) impone.

Rimasi in silenzio a sfogliare quel libro dalla prima all’ultima pagina… se molti scatti tendevano ad una fotografia documentaristica altri “osavano” andare oltre per composizione, approccio e taglio; oggi quelle immagini potrebbero tranquillamente  essere definite “istintivamente Street”. Quell’opera considerata di scarsa rivelanza da Enrico stesso, per me è stato il regalo più interessante che poteva farmi. Ecco alcuni scatti che hanno fatto scaturire la mia riflessione:

 


LE RESTRIZIONI DELLA FORMALITA’

Un giovane Enrico La Bianca, nell’82 era lontano da influenze autoriali esterne, come lui stesso mi disse, era lontano dai tecnicismi della “Fotografia” per bene;  l’essere liberi (in quel caso incosciamente) dalle restrizioni formali della fotografia tradizionale gli aveva dunque permesso di catturare un reale spaccato del quotidiano con una forza espressiva molto interessante e con un taglio “per l’epoca” non convenzionale, ma che oggi può essere ampiamente percepito come “street photography”.

Ovviamente, lungi da me giudicare o valutare la sua opera, ma questo evento mi fa pensare come sia importante nella street photography “superare le restrizioni formali” per enfatizzare la propria visione del realeOvviamente ciò non significa che dobbiamo fotografare senza saper nulla di fotografia, ma significa che una mente libera da schemi ed influenze esterne vede ed elabora in modo diverso, il quale spesso è più interessante di quella sciatta e convenzionale rappresentazione del reale che il formalismo estetico ci impone.

Dobbiamo conoscere le regole per poterle infrangere, dobbiamo nutrirci di fotografie per poter maturare il nostro personale punto di vista e soprattuto non dobbiamo aver paura del giudizio altrui in quanto esso rimarrà sempre e solo uno dei tanti pareri che potremo avere sulle nostre foto.

Facciamo tesoro di ogni esperienza, di ogni intuizione e critica, ma non facciamoci soggiogare dal sistema, dagli stereotipi e dai formalismi… dobbiamo sempre cercare di essere liberi per portare avanti una nostra reale visione, quella visione che nasce si dalla mente, dalla conoscenza e dalla capacità di osservare, ma nella cui anima vi è tutto il nostro cuore e la nostra empatia verso il mondo che ci circonda.

IMG 20180325 124339 335x500 - Fotografia di Strada -  Liberarsi dalle restrizioni formali - fotostreet.it

Enrico La Bianca – 1982 – Sicilia

Non è detto che questa visione fotografica sarà apprezzata da tutti o avrà successo,  ma certamente sarà la nostra unica e personale visione del mondo e come tale ne dobbiamo sempre esser fieri. Dunque “liberatevi dagli schemi” accendente il vostro cervello e fatelo andare in cortocircuito con il vostro cuore.

Ringrazio ancora una volta Enrico (La Bianca) per il suo dono.
Buona street
Andrea

 

 

4 Comments

  • frankie ha detto:

    Bell’articolo. Mi ha fatto venire voglia di portarmi appresso la compatta per scattare andando e tornando da lavoro.

    • Andrea Scirè ha detto:

      Grazie Frankie! Se questo è quello che innesca l’articolo posso ritenermi più che soddisfatto per averlo scritto.
      Grazie ancora e buona street photography!

  • enrico la bianca ha detto:

    Grazie Andrea per l’attenzione e lo spazio che hai concesso al mio vecchio lavoro. Ero giovane ma non rinnego il lavoro di allora. Mi piace ancora in verità. Continuo a frequentare la street ed il mio approccio è sempre “onesto” anche se , forse, un pò più “ricercato”. Ma mi spinge la stessa curiosità di allora. Adesso uso anche il digitale, ma l’approccio è restato “analogico”. Pochi scatti e solo se vedo qualcosa. M poi come ti dissi allora, analogico o digitale non ha importanza, l’importante è avere qualcosa da dire e procurarsi la conoscenza necessaria per dirlo. Avere cioè un proprio linguaggio. grazie ancora Andrea per questo spazio che trovo sempre molto stimolante. Buon lavoro e a presto. Enrico

    • Andrea Scirè ha detto:

      Grazie a te per la tua “onestà” fotografica! 😉

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