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Quante volte abbiamo sentito parlare del momento decisivo?
Quante volte abbiamo riflettuto sulla sua vera essenza e sul reale senso delle parole di Henri Cartier-Bresson?

RIFLESSIONE

Be’ rileggendo i suoi scritti e riflettendo sulla mia visione del mondo, in questo periodo di clausura forzata, ho avuto modo di rielaborare i numerosi confronti avuti con fotografi, poeti, scrittori, uomini e non nego di essere sempre più convinto che tale momento decisivo non esista… o meglio non esiste in modo assoluto.

In uno degli scritti di Cartier-Bresson (L’immaginario del vero), parlando di Fotografia, lo stesso scrive:

Fotografare è trattenere il respiro, quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale (…) Fotografare è mettere nella stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore”

e conclude dicendo “Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere.”

IL NOSTRO MOMENTO DECISIVO

Il riconoscimento nella realtà di tale istante decisivo, dipende da noi,
noi non siamo svincolati dalla realtà, noi non siamo staccati dal mondo, ma ne facciamo intimamente parte. E’ nel mondo che facciamo esperienza e queste esperienze influenzano ciò che vediamo e come lo vediamo.

Numerosissime volte mi sono trovato fianco a fianco con maestri della fotografia e appassionati amatori, e tutti, dico tutti, hanno sempre fermato il mondo secondo una loro personale visione. Lo stesso istante colto in modo più o meno “decisivo” a seconda della propria sensibilità… tutte le volte che in quel diverso istante, forma, contenuto e struttura si sono palesate, quell’immagine, divenuta fotografia, ha sempre mostrato un aspetto diverso ma ugualmente decisivo della medesima scena, consegnandola all’eternità.

Bresson scrive: “Di tutti i mezzi di espressione la fotografia è la sola capace di rendere l’eternità dell’istante. Noi giochiamo con cose in continua sparizione e, una volta sparite, è impossibile farle rivivere… Siamo chiamati a sorprendere la realtà, con quel quaderno di schizzi che è il nostro apparecchio fotografico

Siate dunque liberi osservatori, pazienti e audaci, immortalate con la fotografia ciò che è decisivo per voi… e lasciatevi sempre stupire dalla vita anche quando vi obbliga tra 4 mura domestiche.

Di seguito qualche scatto, poco decisivo, di questi ultimi giorni…

A presto
Andrea

10 Comments

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea,
    Sono contento di leggere che concordi su “quasi tutto”…
    … capisco bene anche quello che sostieni sulla “soggettività” di un dato “momento decisivo”… tuttavia, dopo anni di studio e di pratica in campo, sono abbastanza certo che in determinate circostanze, su parecchie fotografia viste, e su parecchie fotografie realizzate personalmente quella “soggettività” diventi proprio “universalità” certa ed assoluta, dove tutti (partendo da una sana obiettività) ci si possano ritrovare nel confermare che “quello” è davvero un “momento decisivo”.

    Naturalmente, dialogando a distanza come in questo caso, non possiamo andare oltre, e fare degli esempi (con le fotografie stampate) che sarebbero certamente determinanti, e forse anche risolutivi, per affinarci e forse risolvere anche questo tuo ultimo dissenso (che non è una cosa comunque obbligatoria, possiamo benissimo rimanere nella propria personale idea).
    Non so se mai ci capiterà di incontrarci e dialogare davanti alla mostra di qualcuno, o davanti a un caffè, con delle fotografie, per entrare nel merito e fare degli esempi, ma comunque non serve arrivare per forza fino in fondo…
    …questi dialoghi hanno già detto molto di noi, e del nostro modo di vedere la Fotografia…
    …di certo, è stato uno scambio interessante.

    Un saluto
    Walter

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Walter,
      come sempre ho tempi molto variabili nelle risposte, nelle pubblicazioni etc… da quando in famiglia siamo diventati 3 il tempo ha assunto una dimensione tutta sua.
      Spero vivamente che vi sia occasione di incontrarci! Nonostante io sia un pessimo frequentatore di festival ed eventi pubblici magari il fato farà incrociare le nostre strade dal vivo.
      Ritengo i nostri scambi, molto interessanti e soprattutto di grande aiuto per quei lettori appassionati che desiderano andare al di la della superficie delle cose.

      Un saluto
      Andrea

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea,
    Non vedo i commenti più recenti, forse è un problema del mio telefono…
    …tu li hai pubblicati?
    Saluti
    Walter

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Walter, non li vedi perchè li sto attenzionando adesso… essendo Fotostreet un progetto interamente autogestito, spesso non sono immediatamente disponibile per le risposte e la moderazione. 😉

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea,

    entriamo di nuovo nella “filosofia della fotografia” e questa è una cosa estremamente positiva (purtroppo in giro non se ne trova molta…)

    La Street Photography è la nostra “materia” fotografica, è evidente; per questo motivo so che quanto sto per dettagliarti (che attiene alla “variante” più evidente dell’esempio che hai fatto) potrà incontrare il tuo pensiero…magari non lo condividerai, ma sono certo che ne capirai l’essenza:

    Quando fai questo esempio:

    “Se mettessimo davanti ad una scena 10 fotografi con una sensibilità spiccata tale da cogliere il momento decisivo di quella scena avremmo comunque 10 scatti diversi con 10 momenti decisivi diversi più o meno in linea con l’identità autoriale del fotografo che la realizza.”

    …vediamo che già nell’impostazione c’è un primo “scarto”…
    …se parliamo di “Street Photography” e non di un evento dove c’è effettivamente una “scena”…significa che partiamo dalla “vita”… e se non c’è una scena predefinita o, in qualche modo “definita”, per quanto sia spiccata la sensibilità di quei 10 fotografi, la capacità di “sentire” quel momento, di “viverlo” e istintivamente di “congelarlo” in uno scatto fotografico… deriva direttamente dal loro specifico background non solo fotografico, ma soprattutto culturale.
    Quelle dieci persone, pertanto, in un mercoledi mattina in una qualsiasi città, dove non c’è uno specifico evento, e quindi non esiste una teorica “scena condivisibile”…vedranno cose molte diverse e faranno fotografie decisamente diverse.
    Tu vedresti una cosa che passando di li…io probabilmente non vedrei…
    Io vedrei una cosa che passando di li…tu non vedresti…

    Sulla domanda che poni nel primo paragrafo del commento:

    “ma la domanda è: la stessa azione potrebbe essere caratterizzata da altrettanti momenti decisivi?”

    Se parliamo della “Street” (quella vera) e quindi della “vita”, sulla base dello “scarto” / “premessa” che ti fo fatto sopra (vita che scorre… non evento o scena predisposta o condivisibile)… la risposta è ancora una volta No!
    Dal momento che fai Street lo sai bene… ti capiteranno forse (sottolineo forse) momenti simili, con situazioni, simili, perfino con aneddoti simili, emozioni simili… ma quel momento li…se lo perdi…è perso per sempre.

    Salendo infine sulla sommità della filosofia, sulla disquisizione di quel momento, e accordandoti anche la variazione sulla definizione in “mio momento decisivo” (non come personale interpretazione di una scena condivisibile, ma come un preciso istante che ho saputo “scegliere” e “isolare”)…
    …occorre comunque precisare che il “momento decisivo” è tale quando la correlazione tra gli elementi che portano l’immagine ad aver “cristallizzato” un momento significativo, colto nell’apparente banalità del quotidiano…non esisteva un attimo prima…e non esisterà più un attimo dopo …quello è davvero il “momento decisivo”.

    …un attimo prima non era così significativo…
    …un attimo dopo non sarà più così significativo…

    “prima” e “dopo” hanno una “carica emotiva” più scarsa, una “pregnanza semantica” meno profonda…

    …e nella “street photography” di chi fa vera street… il “momento decisivo”…si vede.

    Saluti
    Walter

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Walter, concordo in tutto, tranne, come già scritto in una cosa… parlando del momento decisivo, come tu stesso scrivi “…un attimo prima non era così significativo…
      …un attimo dopo non sarà più così significativo…” ne sono pienamente cosciente, solo che non attribuisco ad esso un espressione e un significato universale e trasversale, ma più intimo e personale. Dunque “quel momento” che sarà decisivo “per me” non è necessariamente quello decisivo per qualcun altro, in quanto mosso da un percorso di vita differente fino a quel momento.

      Per il resto… è un vero piacere affrontare queste tematiche con te, tuttavia ti informo che in Hangar Fotografico, sono proprio queste tematiche che muovono tutti gli incontri e i ws che portiamo avanti. Una visione fotografica alternativa, riflessiva e intima che pone il pensiero dietro lo scatto come movente determinante di un’immagine.

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea, e un saluto ai lettori,

    Penso proprio che il messaggio non sia “passato”… semmai è passata la “provocazione” perché, parliamoci chiaro… questo articolo non è un messaggio, e proprio una provocazione.

    È vero quello che dite su Cartier Bresson…sia sul contributo che ha dato la traduzione del titolo del libro (ricordato da Andrea), sia il teorico “rinnegamento” alla frase in questione (ricordato da Matteo)…
    …ma tutto dovrebbe essere ricondotto allo spirito e alla storia del grande maestro.
    Già 22 anni fa, durante la conferenza sulla mega-mostra tenuta all’Arengario di Milano nel Gennaio – Marzo 2001 (a lui dedicata), era stato affrontato questo teorico rinnegamento, ed era di fatto emerso che Cartier Bresson aveva semplicemente affermato che lui non era solo questo… tradotto meglio: che la sua opera (se vogliamo, la sua Fotografia) non era solo questo… e se si conosce un po’ (ma basta poco poco) l’opera del maestro si sa bene che è così.

    Il “momento decisivo” però rimane, ed è stato attribuito a lui e alla sua Fotografia, perché lui prima di tutti gli altri lo ha “enfatizzato”, “diffuso”, “cristallizzato” e ‘trasmesso” più di tutti gli altri, tanto che curatori, critici ed editori gliene hanno quasi attribuito un “marchio di fabbrica. Poi, lui…che non voleva essere riconosciuto solo per questo, ha affermato che nei suoi scritti non ha mai usato quel termine…ma, di fatto, la sua fotografia ne è impregnata…

    Tornando a noi…
    …chi fa Street Photography (quella vera) da benissimo che il “momento decisivo” esiste eccome…
    …sa benissimo che già un “momento significativo” ti da l’essenza della street…ma sa anche che il “momento decisivo” quando si unisce alla “pregnanza semantica” dell’immagine…ti porta quell’essenza ad un livello ancora più alto.

    Quindi il “momento decisivo” esiste eccome, ed è importantissimo…
    …il problema è che con quello che gira oggi (sia in Italia che all’estero) di immagini definite “Street ” ma che Street Photography non sono… ci si accorge che sono davvero in pochi che arrivano a “sentirlo” e “viverlo” (prima) e a “congelarlo” in uno scatto fotografico (immediatamente dopo).

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Walter,
      Rispetto la tua posizione, ma non la condivido.
      Secondo me, “Il momento decisivo” non è tale in modo universale, ovvero esiste un “momento decisivo” autoriale, nel quale viene raggiunto l’apice del suo significato nell’immagine finale stessa, ma la domanda è: la stessa azione potrebbe essere caratterizzata da altrettanti momenti decisivi?

      La mia idea si colloca non solo in una posizione di critica e provocazione, ma in un modo alternativo di intendere tale momento. Se mettessimo davanti ad una scena 10 fotografi con una sensibilità spiccata tale da cogliere il momento decisivo di quella scena avremmo comunque 10 scatti diversi con 10 momenti decisivi diversi più o meno in linea con l’identità autoriale del fotografo che la realizza. Nella sua determinazione incidono tante cose, la cultura del fotografo, la sua capacità espressiva, la sua storia, il suo passato, la sua proiezione futura, il suo stato d’animo in quel momento etc etc.

      La mia posizione è dunque quella di un relativismo espressivo e fotografico distante dall’assolutismo tipico della fotografia tradizionale. Dunque per quelli come me il “Momento decisivo” esiste solo in relazione alla personale visione delle cose, dunque a mio avviso è più corretto parlare del “mio momento devisivo” pittosto di un momento devisivo assoluto. Poi questo momento può essere condiviso da tanti o da nessuno, ma pur sempre resta il “mio momento devisivo”.

      Questo approccio mi permette di interpretare la realtà in modo libero e privo di vincoli, mi pone inoltre in una condizione di apertura ed ascolto verso le immagini altrui, distanti dal mio modo di vedere, da esse imparo, comprendo e allargo il numero di possibilità di decodifica della realtà che si palesa davanti ad un obbiettivo fotografico.

      😉

  • Matteo Guardini ha detto:

    Bell’articolo! Tra parentesi l’altro giorno ho ascoltato una diretta su Instagram tra Settimio Benedusi e Giovanna Calvenzi, dove la editor raccontava della vicenda Bresson-Attimo Decisivo, e beh…. non sono parole di Bresson! Assolutamente. Anzi raccontava come lui rinnegasse questo suo collegamento con questa frase.
    La Calvenzi raccontava che in realtà questa frase è stata attribuita a Bresson a causa delle case editrici che ormai nei vari libri, e volumi a lui dedicati, sbandieravano ormai questo titolone.

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Matteo, grazie per il commento.
      Effettivamente Bresson nei suoi scritti non parla mai esplicitamente di questo istante decisivo, ma piuttosto del guizzo compositivo che si rivela nella estemporaneità del momento.

      Penso che ció dipenda anche dalla traduzione in inglese del libro “image a la souvette’ in ‘the decisive moment ‘ e della lettura facilotta che nel tempo si é data…

      Sono contento del fatto che il messaggio per quanto controcorrente sia passato. 😉

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