Ti svegli la mattina… che zona siamo? Bianca, gialla, arancione, arancione rafforzato, rosso? Realizzi solo che sei di nuovo in una nuova cromia restrittiva… e allora aperti gli occhi inizi la tua giornata dicendone già di tutti i colori…
Prendi un caffè, ti rimetti davanti alla tua scrivania con il tuo computer mai spento e ricominci con una nuova ugualissima giornata lavorativa…squilla il telefono e ascolti sempre le stesse frasi… “Andrea, dobbiamo fare qualcosa…Ho necessità di spostare la mia attività sul web… voglio fare un webinar, uno zoom meeting, un evento online, una call whatsapp, un nuovo banner, voglio fare un sito, creare un nuovo spazio online per vendere i miei prodotti… i miei servizi, voglio mostrare, scrivere, gridare qualcosa…”
Ma nel frattempo la dannata pandemia avanza e ritorna e tu a fine giornata, stanco dalla mole di lavoro, non puoi programmare nulla… è tutto chiuso, è tutto spento, è tutto vuoto. Certo è vero…posso ritenermi un privilegiato dato che il web e la comunicazione, almeno per il momento reggono il colpo…ma…
Il tempo della novità pandemica è finito?
Il tempo della novità è finito! La restrizione quotidiana annichilisce la nostra creatività?
E’ finito il tempo dei balconi dove tutti allegramente stazionavano dandosi forza a vicenda? E’ finito il tempo delle iniziative creative, nuove, brillanti che raccontavano la pandemia? E’ finita la novità del momento nuovo da raccontare? OK… adesso tutti a casa!
Tutto svanito… quel che rimane è solo una nuova routine… piatta, fatta di opere mai pubblicate e immagini straviste, lutti, dolori, regole infrante e profondamente priva di sogni. Per un attimo ho pensato che queste restrizioni stavano annichilendo anche la mia creatività fotografica, che nel corso della prima ondata e in parte anche nella seconda ero riuscito a preservare… ma che sta succedendo alla mia voglia di scendere in una strada?
Oh Cacchio! NON HO PIU’ VOGLIA?
Sono sincero… la mia street photography si è sempre nutrita del contatto umano, della folla umana che stretta quasi ti schiaccia, la mia fotografia è nata dalla strada, quella strada ora deserta in cui tutto pare in attesa… è vero ho un milione di articoli in testa, ma nessuna voglia di scrivere, ho un milione di progetti e idee fotografiche ma nessuna voglia di alzarmi da quella fottuta sedia. I miei rulli giacciono in un sacchetto di plastica in attesa di sviluppo, gli acidi, a fianco gridano e reclamano una loro attivazione… ma non ho avuto il tempo, non ho proprio avuto voglia di trovare quel tempo…
La colpa?
L’Arte! O meglio la sua assenza!
Come un vortice mi sto sentendo risucchiato verso una routine priva di umanità, fatta di mascherine e diffidenza, priva di cultura e teatro, eventi e socialità. Credetemi, la cultura è una panacea per la mia anima, il vedere una mostra, il perdersi nei corridoi di un palazzo antico o tra la gente di un evento rinfranca il cuore e mi fa… ci fa sentire vivi.
L’arte è fatta di materia, l’arte è fatta di interazione, odori, sentori…l’arte è fatta di contatto.
Ne ho bisogno e penso che molti di voi come me siano in una profonda fase di astinenza.
Diserto ormai i webinar e gli eventi online… diserterei anche quelli in cui io stesso sono protagonista!
La Reazione
Visto che la situazione pare non cambiare, ma anzi tendere sempre al peggio… da qualche settimana ho deciso di reagire attivamente a questa stasi, violentandomi con malavoglia.
Da qualche settimana ho deciso di riprendere con le mie session fotografiche, un po’ diverse data la situazione, non più veicolate da eventi e sagre, da socialità e partecipazione… Dopo la terza uscita posso dirvi che “La restrizione NON annichilisce la creatività” ma anzi la potenzia rendendo la piacevolezza del gesto fotografico ancora più piacevole!
Dobbiamo essere noi a reagire attivamente, alimentando la nostra passione e rendendo la restrizione un’occasione, un’opportunità per accumulare energie da spendere una volta fuori di casa.
La street photography è specchio del quotidiano, anche di quel quotidiano svuotato di cultura e riempito di solo disagio e solitudine.
Allora…
Buone Foto
E’così che si comincia, nessuno legge quello che scrivi, dipingi o fotografi e dopo un pò ti chiedi a che serve e guardi la televisione passivamente, senza speranze.
Poi un raggio di sole illumina in un certo modo un vecchio muro e tu sai che hai pochi secondi per fare una foto, sai che l’arte è lì solo per un istante che non tornerà più.
E allora capisci che sei fortunato e aspetti di tornare a parlare con gli altri, per raccontare.
Lorenzo Mannozzi
Allora… siamo fortunati!
Grazie per il commento, molto molto gradito.