Qualche giorno fa durante il Workshop di Street Photography tenuto a Catania, ho deciso di sottoporre i partecipanti ad un esperimento: poco prima di iniziare con le slide ho tirato fuori dalla borsa la mia Leica M6, l’ho posta al centro del tavolo e ho distribuito ai partecipante dei post-it, chiedendo di scrivere, insieme al proprio nome, una parola o una frase ispirata da quell’oggetto .
Volevo conoscere quale percezione essi avevano di una fotocamera, quanto il fatto che questa fosse una una Leica influenzava il loro modo di vedere e quanto il fatto che questa fosse una fotocamera a pellicola condizionasse la loro opinione. Le risposte ottenute sono state le seguenti:
- Compatta Old Style
- Solida
- Indifferente
- Testimonia il Tempo
- Figata!
- Luce
- Tempo
- Storia
- Ispirazione
- Strumento
Le risposte sono state quasi tutte influenzate dall’oggetto, dalla sua natura, dal suo ruolo storico, dal mito di un marchio prestigioso e dalle sensazioni che quell’oggetto fa scaturire a chi ne entra in contatto. Tutte sensazioni che ponendo le radici nel tempo hanno raggiunto il loro culmine nella materialità di un corpo macchina.
Finito il workshop, trascorso un giorno…dopo aver fatto brevemente sedimentare quel percorso strano iniziato dalla Straight Photography di Lewis Hine e concluso con la disarmante normalità di Dakowicz, dopo aver innescato quelle crisi nella visione del mondo derivanti dalla scoperta di nuovi approcci, di nuove visioni alternative del reale e dai tanti sorrisi di quella splendida due giorni, ho riposto la stessa domanda ad ognuno di essi. Così hanno risposto:
- Discrezione
- Specchio
- Tramite
- Percorso
- Occhio dell’Anima
- Il Mondo
- Visione
- Storia
- Interpretazione
- Strumento
L’oggetto d’un tratto ha perso il suo ruolo dominante, ha lasciato spazio nella maggior parte di loro ad una percezione più ampia; quella macchina fotografica è diventava dunque un mezzo di espressione, un tramite con cui vedere il mondo, una possibilità diversa per approcciarsi ad esso ed interpretarlo in modo alternativo, ironico, irruente, creativo o nostalgico. Quella Leica M6 è divenuta una semplice “macchina fotografia” e dunque un semplice strumento, come una penna o una matita, per scrivere la propria visione del reale.
LA PERCEZIONE DELLE COSE IN STREET PHOTOGRAPHY
Nella vita spesso osserviamo il mondo come riflesso di un immaginario comune, osserviamo le cose e gli oggetti secondo degli schemi logici semplici che ne facilitano la lettura, andiamo di fretta e siamo influenzati dalla visione altrui, siamo influenzati dal giudizio e dal pregiudizio, vediamo il dito e non la direzione.
Questo modo “condizionato” di vedere, ci preclude quelle visioni creative, emozionali ed alternative capaci di dare brio all’esistenza e allora smettiamo di osare, di avvicinarci di piu alle persone e di interagire con esse. Il mondo va troppo di fretta e noi con esso rischiamo di farci trascinare dalla piena.
Allora è necessario fermarci! Smettiamo di correre e iniziamo a guardare al di la delle cose…
” …e ombrelli bagnati dalla pioggia diventano punti colorati nel grigio della strada, la rugosità del manto stradale diventa un pattern grafico, i cartelloni pubblicitari sembrano quasi interagire con la gente, il logoro vetro di una cabina telefonica diventa la meravigliosa trama su cui tessere la nostra storia”.
COME AFFINARE LA NOSTRA VISIONE DEL MONDO?
Quando viene indicata la direzione iniziate col smettere di guardare il dito!
Guardate oltre!
Nutritevi di ogni cosa possa scardinare quegli schemi che i media, l’informazione tradizionale, il marketing tendono a costruire nella nostra mente. Leggete non solo di fotografia, ma di arte, scienza, letteratura, poesia… nutritevi di ogni possibile visione, dal disegno di un bambino all’opera inarrivabile di un grande artista, dagli scritti logici di autorevoli autori alle stravaganti follie di piccoli sconosciuti.
Poi andate in strada e osservate il tutto… milioni di scene, racconti, foto, sensazioni vi scorreranno davanti agli occhi e voi dovrete semplicemente fermarle con la vostra macchina fotografica, come già detto migliaia di volte in passato… guardate con il cuore e scattate con la mente.
CONCLUSIONIDurante il workshop sono andato giù pesante con le informazioni, ho provato a scardinare le idee e i timori, ho cercato di esorcizzare le paure e di mostrare quanta gioia ed energia può scaturire da una sana e ragionata street… e allora ho visto osare, ho visto mettere in dubbio le proprie certezze e affrancare le proprie contrastate visioni, ho visto prendere consapevolezza delle proprie capacità e ho visto maggior chiarezza in molti percorsi.
Non importa essere un Bruce Gilden o un Martin Parr, siate sempre voi stessi e comunicate con coraggio i vostri messaggi, mettete in dubbio la tradizionale percezione delle cose e il resto sarà solo la vostra street photography.
Alla prossima 😉
Andrea
Ho dimenticato di ringraziarti; grazie davvero per le tue argomentazionie per il tuo bel blog, che stanno stimolando anche le mie riflessioni, e mi stanno metteno adosso una voglia feroce di abbandonare il digitale e tornare alla pellicola, con la mia vecchia Olympus OM2 o la MinoxGT35…
Giovanni
Grazie Giovanni… pur scattando ormai solo a pellicola per lavori autoriali, penso che non bisogna comunque voltare le spalle all’innovazione tecnologica che la fotografia digitale ci offre; dunque più che abbandonare la fotografia digitale, potresti affiancare la fotografia Chimica ad essa… la OM2 ha fatto storia… io non la lascerei a riposo 😉
Doisneau affermava che fotografare è un po’come pescare; lui si definiva un pescatore di immagini.
Mi è piaciuta questa metafora, mi ci ritrovo in pieno!
Anche io sono un pescatore di immagini, e penso che in questa metafora possono ritrovarsici parecchi fotografi.
La pesca dicono sia uno sport molto rilassante.
Quando la si pratica con la fotografia diviene ancora più rilassante; non c’è competizione con un altro essere vivente, che deve soccombere per la nostra vittoria, e la preda: la bellezza, i senso, la forma e la sostanza, sono sempre sotto i nostri occhi e basta solo scovarla, pescarla appunto.
Ogni fotografo ha quello che si potrebbe chiamare il suo universo concettuale.
Tutti sono bravi in genere, in uno stile, e presentano -pescano direi- in quel ambito.
Lo stile in fotografia è un valore?
La forma e la sostanza in che rapporto stanno in fotografia?
Fino a qualche anno fa le fotografie venivano viste sulla carta stampata e nelle mostre; gli autori e i soggetti che si vedevano erano tutto sommato pochi e molto spesso gli stessi.
Oggi invece la fotografia è vista in prevalenza sul Web; gli orizzonti visuali si sono estremamente allargati, e Autori che un tempo non avrebbero esposto mai, oppure noi non ne avremmo mai visto le opere, adesso sono a portata di mouse.
Questo se da un lato è un vantaggio: amplia la nostra conoscenza, dall’altra ha per conseguenza una saturazione visuale: guardiamo troppo –forse- e tutti fotografano: e tutti, dico tutti, abbiamo un apparecchio fotografico in tasca, che va da una sofisticata compatta al cellulare economico.
In fotografia la forma è sostanza, o meglio, la sostanza si può solo esprimere con una forma, sorreggendola. Sostanza_= sub stantia, ovvero ciò che sta sotto
La sostanza è quel elemento che sorregge la forma.
A questo punto sorge una domanda: quante sono le fotografie street che osserviamo che hanno una forma che si regge sulla sostanza, o meglio in che consiste la sostanza che regge la forma, per quale sua intrinseca qualità riesce a fare questo?
Io penso che la sostanza sia data da quanti percepiscono, anche a livello subliminale, uno stato d’animo e lo fanno proprio. In un certo senso la sostanza sta nella condivisione di uno stato d’animo emotivo, piuttosto che di una rappresentazione; e la qualità è tanto più profonda quanto più questo stato d’animo penetra nel fotografo, e di conseguenza anche nell’osservatore.
Quindi, si potrebbe dire, la street photography racconta la vita che si svolge incessantemente sotto i nostri occhi, ma che proprio per la velocità, qualche volta indifferenza, con cui passiamo, non può essere vista.
Giovanni
Lieto di ospitare il tuo pensiero su questo blog.
Non avevo dubbi sulla riuscita di questa meravigliosa esperienza. Chi ti sente parlare vede subito in te la grinta e l’amore con cui parli di ”street photography” e ancor più ne viene affascinato e coinvolto emotivamente . Grazie per avermi reso partecipe a questo…”esperimento’. Spero di mettere da parte tutti i ”dubbi” scaturiti e mettermi in gioco nel modo istintivo che più mi cattura, mi affascina e mi diverte! Ciao Andrea adesso devo andare a ……”farmi pervadere dal mondo” .
È stato un onore partecipare al tuo workshop Andrea. Sei riuscito a trasmettermi la tua passione e le tue competenze sulla street photography in modo del tutto naturale e leggero. Spero di riuscire a mettere sempre in pratica i tuoi preziosi consigli. A presto, buona luce!
Un piacere conoscere la tua determinazione 😉