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Ed eccoci al secondo Atto di questa esperienza Sanremese!

In verità avrei dovuto pubblicare questo articolo prima, ma gli interessanti scambi (commenti) avuti nell’articolo precedente, che se avete voglia e un bel po’ di tempo a disposizione, vi invito a leggere, mi hanno indotto a riflessioni ancor più profonde fermando la mia scrittura spesso impulsiva..nel frattempo le vicissitudini del quotidiano hanno preso il sopravvento ed eccoci giunti ad Agosto.

Continuiamo dunque da dove avevamo lasciato, ovvero con la seconda tavola rotonda del Sanremo Street Photo Fest.

LA SECONDA TAVOLA ROTONDA

Tenuta magistralmente, da Sonia Pampuri ha visto come “ospiti” Richard Bram, Gianluca De Dominici e Julie Hrudová. Tema: “Where are the Streets? Uno sguardo ai mercati emergenti della Street ”; la mia  traduzione: Dove sta andando la street oggi? Sono solo “Galli e Canzonette”?

Dopo alcune considerazioni sulle “tendenze” della street internazionale, la quale apparentemente sembra spostarsi ad EST, in verità il lavoro di Julie Hrudová e l’affascinante intervento di Richard Bram non hanno fatto altro che confermare come vi sia una convergenza semantica contemporanea, frutto non solo di un trend stagionale ma, in modo molto più profondo, frutto dell’esperienza personale di ogni singolo autore.

La fotografia di strada dunque diventa un modo per raccontare la propria realtà, attingendo da un panorama di visioni internazionali apparentemente convergente ma intimamente mutevole e capace di danzare su canoni espressivi sempre più vicini alla fotografia contemporanea che alla street propriamente detta.

Sonia Pampuri ha anche argomentato con chiari riferimenti artistici, colti non solo dal mondo della fotografia, ma anche dal mondo della pittura…è arrivata fino a Giotto e credetemi, poteva continuare per ore senza mai annoiare.

Insomma la seconda tavola rotonda, è stata una tavola rotonda che se da un lato ha ancora una volta sottolineato come la vera street nasca da una propria esperienza del quotidiano,  dall’altro ha messo in gioco punti di vista alternativi, “moderni”…. secondo me un po’ dissacranti per chi ha una certa e chiara visione della fotografia di strada.

Durante la tavola rotonda sono scaturite svariate riflessioni tutte volte ad estendere il possibile scenario street futuro verso il mondo dell’arte visuale contemporanea… in altre parole l’oriente tende verso una visione più occidentale e l’occidente vagheggia in sperimentazioni sicuramente degne di nota, ma lontane dal semplice movente di un fotografo di strada.

COSA PENSO?

Anche in questa tavola rotonda, a mio avviso, è emersa una comune tendenza a rendere più sbiaditi i contorni della Street Photography propriamente detta, volgendo lo sguardo sempre più verso una Fotografia Contemporanea, concettuale, fatta di echi street ma non di evidenze street, fatta di rielaborazioni forse non più estemporanee che seguono una modalità espressiva simile alla street photography, ma per certi versi meno originali nella forma ma sicuramente più profondi nei contenuti.

In conclusione penso che questa tavola rotonda, se pur ricca di spunti di riflessioni e di cultura fotografica e visiva, che fa sempre bene, abbia incrementato la mia paura di una deriva della percezione della street photography. E’ come se non avendo trovato un chiaro modo per definire qualcosa, si evolva questo in qualcos’altro bypassando il problema. Io penso che:

Se tutto iniza a divenire lecitamente street,
nulla sarà più veramente Street.

6 Comments

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea,
    beh…mica male!
    Hai scritto tante cose, per dirne, in fondo, soltanto una… il messaggio contenuto nel tuo commento è arrivato forte e chiaro, nonostante lo sviluppo velatamente “criptico” dello stesso.
    È un bel messaggio, steso nel modo più “morbido” che si possa fare, denso e impregnato di un “savoir-faire” brillante, ineccepibile…

    Quello che avevo da dirti, te l’ho detto… e quella visione che mi costringe a contestare la “faciloneria” di generalizzazioni assurde…beh, quella visione ho provato a spiegartela, ho provato a fartela intravvedere…
    Prima di lasciarti ai tuoi “conflitti interiori”, una manciata di considerazioni sui tuoi passaggi:

    Quando parli di “ritorno alle origini”, di “cammino introspettivo” di “ricerca, studio e stupore”… quando parli di tutto questo, fai nascere in me un sorriso, e l’unica cosa che mi viene da dirti è: “benvenuto nel club”…e la cosa che mi viene da ricordarti è: “la fotografia non è SOLO comunicazione… è ANCHE comunicazione, ma è anche tante altre cose”…ricordi?

    Quando parli del “rullo e mezzo di quest’estate” di “visioni già fluite attraverso i tuoi occhi” di “dito che si rialza dal pulsante dell’otturatore” di quel “pensiero prima dello scatto”… quando parli di tutto, questo mi chiedo il perché…
    …perché una persona capace di un commento come questo, che trasuda un’enorme sensibilità da ogni frase, che è pregno di un’evidente “felice angoscia creativa”, finisca per ritrovarsi incastrato in una situazione del genere?
    Come tu già ben sai, non è importante un rullo o dieci rulli (chi fa street scatta centinaia di immagini al giorno senza fotocamera…) è importante arrivare all’essenza, e per arrivarci davvero a quell’essenza… bisogna partire dalla vita… bisogna viverla la vita, immergersi in quel fluire e arrivare all’essenza… senza cadere negli stereotipi imposti, declamati, ricercati, inseguiti ed esaltati… da “gruppi autocelebrativi”, da “maestri” e “insegnanti” piuttosto “discutibili”…senza cadere nella “retorica” (una “banalità” che porta un “vestito” totalmente”trasparente”)…senza fermarsi e/o accontentarsi della “caramella” (una “carezza” estetica tipica di immagini che si appoggiano sui “cromatismi” o su affinità di scarti, contrasti, assonanze o convergenze di linee, luci e ombre). La “vita” la fuori regala di più… molto, molto di più…ma per arrivare a vederla, a sentirla, a “viverla” bisogna liberarsi di tutto questo, e tornare a vedere con gli occhi di un bambino.

    Quando parli del “tuo pensiero che questa matassa street non abbia una verità assoluta e penso che mai nessuno riuscirà a trovarne il bandolo”… quando parli di tutto questo, io non posso che risponderti: “MA CERTO”, è logico che sia così, che sia stato così, e che sarà…così!
    MA… tutto questo avviene NON perché non sia possibile definirla in modo chiaro o perché non sia possibile mettere paletti logici e intelligibili…
    …tutto questo avviene perché ci sono troppi interessi personali…di persone note e meno note, di circoli importanti e meno importanti, di gruppi numerosi e internazionali ecc. che hanno costruito il loro “credo” in un mondo “aperto”, dove la “libertà” giustifica tutto (a torto o a ragione) e al grido unanime del “tu non puoi discutere che questa non sia street” contesteranno sempre definizioni, paletti e confini. Poi, “pescare nel torbido” è molto meno faticoso di cercare un percorso che porti all’essenza…il percorso che porta alla street photography che abbraccia l’essenza è difficile, complesso e faticoso.
    Tu questo lo sai bene e, se non ricordo male te l’ho già scritto sull’articolo che annunciava il festival, come ti ho scritto che senza una definizione chiara e confini delineati il laghetto della street si inquinerà sempre di più e la matassa sarà sempre più ingarbugliata.

    Se “torni alle origini” e rallenti o centellini lo scrivere qui… posso capirti meglio di tanti altri…
    …se raccogli le idee e un giorno aprirai qui un articolo col titolo “I confini della Street Photography”… sarò lieto di scriverti la mia esperienza e dettagliati la mia “visione”.

    Un saluto a presto
    Walter

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea,
    Una settimana fa ho scritto qui un commento a chiusura delle considerazioni su questo articolo, ma dopo sette giorni non lo vedo ancora pubblicato, probabilmente sei in ferie, volevo per il momento sapere solo se lo hai ricevuto.

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Walter,
      l’estate e le varie vicissitudini del vivere quotidiano, mi hanno tenuto distante dal blog e sono sincero, inizio a sentire una certa stanchezza nello scrivere, nel divulgare e nello stesso tempo nel dibattere… quello che sto imparando con il tempo è che la fotografia di strada è soggetta sempre alle stesse discordanti visioni, per anni ho dibattuto nel Gruppo ISP (Italian Street Photography) su cos’è e cosa non è street… ho avuto modo di confrontarmi con giudici di concorsi ben noti in Italia con palesi difficolta ad annoverare e riconoscere una foto di strada, ho avuto modo di sentire pareri discordanti pronunciati, a poco tempo di distanza, dalle stesse labbra, ho avuto modo di conoscere meteore e imparare da stelle polari… insomma, penso che questa matassa street non abbia una verità assoluta e penso che mai nessuno riuscirà a trovarne il bandolo.

      In questa Estate ho riflettuto anche sull’assenza di partecipazione attiva e pubblica, non solo su questo blog ma in genere anche nella vita reale, sembra che nessuno voglia impelagarsi in dibattiti storici, culturali ed impegnativi… la percezione è quella di una voglia comune di leggerezza, una voglia comune di rimanere su una superficie comoda ed effimera.

      Al di la di questo pensiero, come hai potuto ben vedere anche nelle mie posizioni spesso non riesco a trovare le parole giuste per esprimere concetti nella mia mente apparentemente chiari… ma non penso sia una questione di dialettica piuttosto una questione di costante e continuo messa in dubbio di certezze raggiunte con sacrificio, studio ed impegno e messe matematicamente in discussione.

      Quest’Estate ho scattato un rullo e mezzo, contro i 10/15 di ogni anno e non per stanchezza ma semplicemente perchè numerose visioni sono già fluite attraverso i miei occhi e quel dannato “pensiero prima dello scatto” mi ha indotto ad alzare il dito dal pulsante di scatto. In altri casi invece ho preferito abbassare la fotocamera ed osservare nel bene e nel male con gli occhi del cuore.

      Quando ho iniziato a scrivere questo blog, ho iniziato per puro egoismo, ovvero non mi importava raccontare agli altri, ma piuttosto raccontare a me stesso, era un diario di viaggio tormentato e stupefacente che mi permetteva di fissare concetti ed esperienze personali. Le tante vicissitudini, i numerosi riconoscimenti e quello zoccolo duro di lettori che si ostina a leggere questi scritti mi ha poi forse portato fuori strada… perdendo la rotta iniziale.

      Da questo Settembre penso che ritornerò alle origini, penso che ritornerò nuovamente sul mio cammino introspettivo fatto di ricerca, studio e stupore, fatto di visioni e scoperte, fatto di sessioni di scatto semplici e racconti banali ma appartenenti comunque al mio diario di vita. Non so se lo stare sempre con una fotocamera in tasca, il camminare distratto, attratto dall’imprevedibile, il prendere sempre il percorso più lungo e la strada secondaria macinando chilometri mai inutili, sia tipico di uno streepher, so solo che ho voglia di risentire quella voce interna che mi urla “SCATTA” ancor prima che la mia mente comprenda.

      Penso che tu sia una persona molto colta, preparata e dalla chiara visione fotografica, i nostri scambi mi onorano e ti ringrazio del tempo che hai dedicato ad ogni scritto. Ho sempre considerato la Fotografia una Panacea, un luogo sicuro dove rifuggiarmi senza pensieri e senza ostilità, il mio desiderio è ritornare in quel luogo e riprendere ad assaporare quanto di più bello quest’Arte regala al mio animo, scrivere senza più un piano editoriale, ma semplicemente per la voglia e il piacere di scrivere.

      A presto!

  • Walter ha detto:

    Bene, vedo che, come è logico, ci sono sempre assonanze e sempre dissonanze, non può essere altrimenti…

    Sul discorso del “Blog” è proprio a quello che ti riferisci tu, che mi stavo riferendo io: mi sembra strano (molto molto strano) che nessun lettore abbia da scrivere un commento che aggiunga spunti di riflessioni e/o argomentazioni ai temi toccati dagli articoli…

    …esattamente come abbiamo fatto noi con i nostri commenti (almeno così tu hai scritto ad inizio “Atto 2”, se non sbaglio).

    Sul discorso Matarazzo non sei tu ad aver toccato un nervo scoperto, semmai sono io che ho toccato un nervo scoperto, visto che sono io che ho introdotto sia l’argomento che il paragone con Verdoliva.

    Comunque è chiaro che rispetto le posizioni e le opinioni tue e di chiunque, ci mancherebbe…
    …ma proprio perché hai queste opinioni e proprio perché ti sei espresso da tempo sull’argomento che vedo e continuo a vedere evidenti contraddizioni.

    Tutto sommato a te, tutto questo, non dovrebbe affatto incrementare la tua paura di una deriva della percezione della “Street Photography”.

    Saluti
    Walter

  • Walter ha detto:

    Ciao Andrea,
    ci eravamo salutati al “primo atto” di questi tuoi articoli dedicati al “Sanremo Street Photo Festival”… per me era quindi tutto ormai chiuso.
    Poi mi è arrivata la notifica di questo tuo nuovo articolo (il secondo “atto”) una settimana fa…ho letto questo tuo articolo, ho “sorriso” e sono passato oltre…

    Oggi, usando il computer, dopo un paio di e-mail, ho guardato se qualcuno aveva commentato questo tuo secondo articolo…nessuno…
    va bene che siamo in agosto e che la gente va in ferie, ma trovo molto strano che in articoli come questi (3 articoli: anticipazione, atto 1 e atto 2), nessuno commenti nulla…hai scritto che hai ricevuto messaggi privati e che giustamente bisogna rispettare chi non vuole apparire… ma un “blog”, mediamente, ha uno scopo diverso…

    Questo mio commento non serve “allo scopo”, nè può servire “alla causa” tesa a provare a risolvere la questione della “Street Photography”, pertanto è inutile e puoi cestinarlo tranquillamente, ma te lo scrivo lo stesso…
    …perchè leggendo questo tuo articolo mi è scesa una sorta di “brina nella schiena” ed ho visto una netta “contraddizione” tra quello che scrivi (ora) e quello che emerge dai tuoi scritti (precedenti)… e tutto questo mi sembra giusto fartelo sapere.

    Poi ci arriviamo, intanto parto con una piccola osservazione, quella sulla “seconda tavola rotonda”:
    …se gli ospiti erano Richard Bram, Julie Hrudová, due autori che al 95% fanno foto di “Reportage” e non di “Street Photography” (parere personale, si intende) e Gianluca De Dominici… quel Gianluca De Dominici che nel dialogo con Francesco Verolino sul video “Street Photographers, esploratori urbani” si lancia in affermazioni come (testualmente):

    “…oggi pensare ad una fotografia di strada, in maniera classica, forse… non dico che è superfluo, ma molte volte è anche ruduttivo…”

    RIDUTTIVO !?!?!?

    …se quelli erano gli ospiti, Andrea, che cosa ti aspettavi?

    Poi…l’inciso che hai evidenziato:

    “La fotografia di strada dunque diventa un modo per raccontare la propria realtà, attingendo da un panorama di visioni internazionali apparentemente convergente ma intimamente mutevole e capace di danzare su canoni espressivi sempre più vicini alla fotografia contemporanea che alla street propriamente detta.”

    Un modo per raccontare la propria realtà? MA NO! NON SI PUO’ AFFERMARE QUESTO!

    Semmai la fotografia di strada può essere (sottolineo “può anche essere”) un modo di raccontare la propria INTERPRETAZIONE della realtà (che è un concetto molto diverso), ma più precisamente dovrebbe rappresentare la propria interpretazione della “vita” (concetto complesso, da sviluppare in altra sede…).

    E ancora: (testualmente)”…ma intimamente mutevole e capace di danzare su canoni espressivi sempre più vicini alla fotografia contemporanea che alla street propriamente detta.”

    MA CERTO, E’ LOGICO… così è molto più facile…ci puoi buttare dentro tutto quello che “caspita” vuoi, senza farti troppi problemi…tanto ci “sta” tutto… tanto tutto e’ lecito…tutto puo’ appartenere alla “Street” (e non è affatto vero)…tanto basta l’approccio no? E NON E’ VERO! E NE ABBIAMO GIA’ PARLATO! L’APPROCCIO NON BASTA AFFATTO SE, ALLA FINE, ALLA STREET PHOTOGRAPHY NON CI ARRIVI…

    Evitiamo di studiarne l’essenza, evitiamo quel lunghissimo percorso fatto di migliaia e migliaia di scivolosissimi scalini che devi scalare per arrivare a raggiungere l’essenza… facciamo “ritrattistica”, che rimane ritrattistica… facciamo “reportage”, che rimane reportage (reportage “urbano”, “sociale”, di “viaggi”, di “guerra”, ecc. ma sempre “reportage” è, e rimane)…tanto possiamo “nascondere” tutto, qualsiasi logica, qualsiasi intenzione, e qualsivoglia ricerca, in quel comodissimo termine “fotografia contemporanea” no?

    ASSURDO, semplicemente assurdo.

    Una precisazione Andrea: non vorrei proprio che questo mio scritto fosse male interpretato e che tu o i lettori pensassero che io ritengo di avere “la verità in tasca”. NO. Assolutamente no. Io non ho alcuna verità… come ti ho già scritto, in fotografia, di verità assolute non ce ne sono, a parte quelle poche verità nascoste tra i “tecnicismi”… la mia è solo un’opinione personale discutibile come tutte le altre, l’opinione di chi non è affatto contrario nè alle innovazioni, nè ai cambiamenti, nè alle ricerche visive nuove ed innovative, nè a qualsiasi cosa possa rappresentare ieri, oggi, e domani, la “fotografia contemporanea”…l’importante però, è chiamare le cose con il proprio nome (usando anche nomi diversi, o nuovi, o più “centrati”), senza cercare di snaturare qualcosa di affascinante e bellissimo, ma al contempo molto difficile ed estremamente complesso come la “Street Photography”.

    La “BRINA NELLA SCHIENA” sulle tue conclusioni:

    testualmente:
    —————————————————————————————————–
    COSA PENSO?
    Anche in questa tavola rotonda, a mio avviso, è emersa una comune tendenza a rendere più sbiaditi i contorni della Street Photography propriamente detta, volgendo lo sguardo sempre più verso una Fotografia Contemporanea, concettuale, fatta di echi street ma non di evidenze street, fatta di rielaborazioni forse non più estemporanee che seguono una modalità espressiva simile alla street photography, ma per certi versi meno originali nella forma ma sicuramente più profondi nei contenuti.

    In conclusione penso che questa tavola rotonda, se pur ricca di spunti di riflessioni e di cultura fotografica e visiva, che fa sempre bene, abbia incrementato la mia paura di una deriva della percezione della street photography. E’ come se non avendo trovato un chiaro modo per definire qualcosa, si evolva questo in qualcos’altro bypassando il problema. Io penso che:

    Se tutto iniza a divenire lecitamente street,
    nulla sarà più veramente Street.

    —————————————————————————————————–

    “…fatta di rielaborazioni forse non più estemporanee che seguono una modalità espressiva simile alla street photography, ma per certi versi meno originali nella forma ma sicuramente più profondi nei contenuti.”

    SICURAMENTE PIU’ PROFONDI NEI CONTENUTI?

    Sai, ho l’impressione che per commentare questa affermazione, bisogna andare a riprendere le immagini di “Street Photography” (quella vera) e rileggerle e ristudiarle…perchè ho l’impressione che un’affermazione del genere sottovaluti (e di molto molto molto) la profondità dei contenuti della street photography… ma è un discorso lungo, che non vale la pena intraprendere.

    poi, ecco la contraddizione (definita ancor meglio alla fine del punto “1”): questa tavola rotonda “HA INCREMENTATO LA TUA PAURA DI UNA DERIVA DELLA PERCEZIONE DELLA STREET PHOTOGRAPHY”?

    Ma bene!
    Benvenuto nel Club!!
    Ma non te lo avevo già scritto??
    E ben prima che iniziasse questo festival???
    Dovresti forse andare a rileggere i commenti di “All you can street – ci vediamo al Sanremo Street Fesival” del 13, del 18 e del 19 giugno? Quando ti avevo già scritto tutto, ben prima che il festival iniziasse…

    Ora scrivi: (testualmente): Se tutto iniza a divenire lecitamente street, nulla sarà più veramente Street.

    e qui ci sono le mie due ultime osservazioni:

    1)

    E se cosi fosse? Di chi è la “responsabilità”?
    Non è forse di chi contribuisce a questa deriva (curatori, critici, studiosi, blogger ecc. ecc. ecc.) “avallando” e “sdoganando” pensieri, concetti, tendenze (che non sono sempre “sane”) ecc, che inevitabilmente condizionano chi si affaccia a questo genere così difficile e complesso, che a loro volta poi aumentano in modo esponenziale quello strano “inquinamento” del “laghetto” della “street photography”…dichiarando che la Street è quella… insegnando addiritura che la street è quella?

    Senza fare altri nomi… ne abbiamo già fatto uno in precedenza e mi sembra che basti (ma ce ne sono decine e decine)… se parlando delle immagini di Salvatore Matarazzo, che hanno una loro certa e assoluta valenza nel campo della “ritrattistica”, ma che con la “Street Photography” non c’entrano niente (sottolineo NIENTE)…se parlando di quelle immagini, tu le definisci “Street Photography” di cosa hai paura? non puoi avere paura delle tue stesse convinzioni e delle tue stesse affermazioni…

    …se tu “sdogani” le immagini di Matarazzo presentate a questo Sanremo Street Photography Festival come “Street”? Come fai poi ad avere paura della deriva della percezione della Street? Ma di cosa stiamo parlando?

    2)

    la tua ultima frase: “nulla sarà più veramente street”…
    …ecco, qui ti sbagli… la “Street Photography” esisterà sempre, perchè porta in essa l’essenza stessa della vita… e ci saranno sempre (magari pochi, magari sempre di meno, ma non scompariranno mai…) quegli autori che consci di aver raggiunto quell’essenza, o altri consapevoli di poterla raggiungere, rappresenteranno quel meraviglioso e difficile genere, facendo esplodere quello straordinario mondo di emozioni che ogni immagine di vera street può produrre.

    Sono autori (e alcuni erano anche a quel festival, come erano in altri festival, con opere certamenti interessanti, anche se personalmente, in genere, farei delle selezioni ancora più attente, ma questo è un altro discorso…) che portano avanti un percorso difficile, complesso, ma estremamente importante senza scorciatoie (delle quali abbiamo già abbondantemente parlato), pertanto…

    … pertanto NO!
    La street non morirà mai… il problema è che per i “fruitori”, andarla a cercare in quel “laghetto”, che è diventato una “palude” immensa, dove “nuota” ogni “genere” di “cosa”… sarà difficilissimo e molto, molto stancante…

    Un saluto
    Walter

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Walter, grazie del tuo commento.
      Come sai il diritto di parola è sacrosanto in questo BLOG dunque ovviamente il tuo commento va online.
      Unica precisazione sul discorso commenti: fotostreet è un BLOG e non un FORUM, dunque gli articoli non vengono commentati se non per aggiungere maggiori spunti di riflessione e argomentazioni agli stessi contenuti, ma non certo per innescare discussioni e confronti lunghi da gestire e moderare (in quel caso l’infrastruttura tecnica è concepita in modo diverso).

      Per tutto il resto colgo con favore le tue puntualizzazioni, i tuoi puntini sulle I, sulle virgole, sulle singole parole usate, sui sinonimi e sugli aggettivi omessi, etc… sinceramente penso di aver nel corso degli anni abbastanza argomentato la mia posizione sull’argomento. Chi mi conosce, chi mi legge, chi è entrato in contatto con me o con la mia fotografia sa esattamente quale sia la mia posizione a riguardo.

      Con il discorso “Matarazzo” penso di aver toccato un nervo scoperto. Dunque prendo atto delle tue posizioni personali, mi aspetto che tu faccia lo stesso con le mie. Sono semplicemente punti di vista diversi.

      Infine ti dico che la mia provocazione: “nulla più sarà street” è solo una provocazione, in quanto se così fosse dovrei chiudere definitivamente questo blog perchè non avrei più un tema portante motore di ogni cosa.

      Grazie ancora per il tuo scritto.