Non mi stancherò mai di dirlo: “La street photography è un approccio alla vita“, è un modo di porsi nei confronti del mondo secondo schemi di visione che nascono dalla nostra esistenza, dal nostro passato, presente e proiezione futura.
La definizione del termine approccio dice: “Contatto che si cerca con qualcuno… anche, metodo atto ad affrontare una questione o un problema secondo un’ottica particolare.“
La street photography è un modo di approcciarsi alla fotografia stessa: dal modo in cui si usa il proprio mezzo, al modo in cui si vede e si rappresenta la realtà che ci circonda. E dunque ha ragione chi dice che la street photography esiste ed altrettanto ragione chi ne nega l’esistenza.
Puoi trovarti davanti casa, nella strada che ti porta al lavoro, in viaggio o nel pieno di un evento e/o conflitto… fai street nel momento in cui compartecipi attivamente attraverso la tua visione alla rappresentazione della (tua) realtà.
Lo street photographer non smette mai di esserlo
Con la pandemia, con lo scemare della “bolla” street italiana, con la fine delle sperimentazioni e i clichè che hanno creato e ucciso pseudo-autori, molti “streepher” oggi sono “migrati” verso altri “generi”… ma come su detto, la street non è un genere… se sei un streepher, tale rimani anche se fotografi una natura morta o un matrimonio, anche se usi questo approccio in un reportage o per documentare qualcosa. Se entri nel mood della street e in quel mood trovi la tua confort zone, alla fine non riesci più ad uscirne… riflettete:
quanto è per voi complesso essere voi stessi?
E’ proprio questa, a mio avviso, la forza della street. Una palestra di visioni e sensazioni che fluiscono attraverso il nostro occhio e vanno dritte al cuore, un approccio al reale che se in un primo momento sembra escluderti dai trend modaioli, alla fine sancisce ferreamente il tuo essere “autore”.
Per uno streepher non vi sono pregiudizi, non vi sono tecniche giuste ed errate, non vi sono medium perfetti, vi è solo la spensieratezza dello scatto e la comodità del farlo. Ogni limite, fisico o tecnico, diventa una linfa creativa, non importa con cosa dai vita alla tua visione, un iphone, una ricoh o una leica poco importa.. vi è solo la tua realtà e il tuo modo di rappresentarla!
CONSIGLIO
Non chiedetevi se fate o meno street photography, liberatevi dagli schemi tradizionalisti, liberatevi dalla perfezione che serve solo a foto buone per i Motel, studiate il vostro mezzo, definite la vostra semantica, ascoltate quell’impulso nascosto che vi induce allo scatto e scattate!
… solo dopo chiedetevi perchè l’avete fatto!
Se riuscite in questo, state iniziando ad avere un approccio “Street” e certamente sarete sulla giusta strada.
Si Andrea,
sono convinto anch’io che mettersi a scrivere imbrobabili “definizioni” o confini della Fotografia di Strada porterebbe entrambi a spendere migliaia di digit senza arrivare a definire un bel niente…
Chiarito questo, cono convinto che qualche distinzione andrebbe comunque fatta (certo non qui e non ora)… perche chi pensa di fare “Street Photography” cercando i milioni di “scorciatoie”, invece di percorrere una strada bellissima, sublime, ma costellata di ostacoli e affinamenti, di “stratificazione di consapevolezze”… ritiene di aver raggiunto qualcosa che, invece, è ancora molto lontano.
Per tornare al “mood estetico” di cui parlavi prima, ho ben capito quello che intendi, tuttavia anche l’approccio con cui la foto è stata realizzata non garantisce nè determina che quell’immagine sia poi effettivamente “Street”.
Anche l’esempio della frase di Gilden mi lascia spesso perplesso… sai perchè? Perchè tra tutte le citazioni sulla fotografia questa (con altre due o tre…) non mi trova d’accordo:
“L’odore della strada” puoi sentirlo anche in un ritratto ambientato che, per mancanza di una qualche “correlazione” o di “pregnanza semantica” non raggiunge nè è definibile “Street Photography” (poi ognuno ha i suoi parametri o il suo spirito critico), ma rimane nell’ambito della “ritrattistica”.
“L’odore della strada” puoi sentirlo anche in un’immagine di “reportage urbano” che, per mancanza degli stessi elementi citati prima, non raggiunge nè è definibile “Street Photography” ma rimane nell’ambito del “reportage urbano”.
…e così via…
La “Street Photography” è sempre qualcosa che va “oltre” e, senza quei contenuti (di cui tu stesso hai accennato parlando di quelle tue immagini), difficilmente potremmo definirla tale…
Saluti
Walter
Ciao Andrea,
Ho letto nell’altro articolo che avevi risposto subito anche a questo, ma io non trovavo la risposta… probabilmente si era “impallato” il mio telefono.
Ti ringrazio, perché con la risposta hai chiarito un passaggio “chiave” (quello sul significato di “porsi verso il mondo”) che era l’unico punto che mi lasciava perplesso, se non veniva (appunto) correttamente interpretato.
Mi fa molto piacere inoltre, leggere la prima parte di questo tuo passaggio:
“Numerose volte mi sono trovato a scattare SOLO per me stesso, senza voglia di raccontare qualcosa di tangibile ma semplicemente per palesare a me stesso alcune emozioni o semplicemente per un mero piacere nel farlo e ritrovarmi dentro, le foto derivanti vengono percepite come “street” ma lo sono solo per mood estetico e non per contenuto.”
…la prima parte fino a “ritrovarmi dentro”. Perché è proprio così.
…sulla seconda parte, invece:
” …le foto derivanti vengono percepite come “street” ma lo sono solo per mood estetico e non per contenuto.”
…ci sarebbe molto da discutere, perché sulla “street photography” io sono molto molto selettivo…e il “mood estetico” non lo trovo sufficiente per stampare una fotografia figuriamoci per definirla “Street”… quando poi la stampo perché comunque mi ricorda il momento e me lo fa rivivere…non la considero comunque “Street Photography”… è semplicemente un archivio diverso.
Saluti
Walter
Ciao Walter,
ancora grazie per la risposta.
Solo una precisazione, quando parlo di “mood estetico” intendo non solo gli aspetti formali e strutturali dell’immagine ma anche l’approccio con cui la foto è stata realizzata. In altre parole per citare Gilden, guardando la foto si deve sentire “l’odore della strada”.
Non mi soffermerei comunque sul concetto di cosa è e cosa non è street, anche perchè scriveremo insieme dei TOMI senza mai raggiungere una chiara e definita posizione. Questo anche perchè la street photography, come orami da anni dico, non è standardizzabile a mere regolette stilistiche e formali… essa è priva di tali regole palesi, va oltre, mette sulla stessa linea cuore, mente e occhio divenendo più che uno stile un approccio alla fotografia.
Saluti
Andrea
Articolo interessante e quasi totalmente condivisibile.
C’è però un’affermazione che vale la pena di approfondire…
… quando si legge:
“…è un modo di porsi nei confronti del mondo…”
…non significa per forza che la “Street Photography” di chi ha scelto questo “approccio alla vita”, debba per forza essere realizzata con la motivazione e l’intento di raccontarla e condividerla con “il mondo”.
Può benissimo essere una pratica “introspettiva” e realizzata senza voler raccontare o comunicare alcunché.
Questo vale per tutta la Fotografia in genere e a maggior ragione per la Street Photography. Con questo non voglio dire che la fotografia (e la street) di chi fotografa per se stesso (e non per gli altri) non sia fotografia che comunica o racconta… assolutamente, è al contrario fotografia “grande”, “profonda” ed “emozionante”. Voglio semplicemente dire che l’autore può averla realizzato NON per quello scopo, cioè NON per “porsi” o “confrontarsi” con il mondo.
Si può benissimo fare Fotografia (e quindi anche Street Photography) senza per forza voler dire o comunicare alcunché.
Ciao Walter e grazie per il commento!
Quando scrivo: “è un modo di porsi nei confronti del mondo secondo schemi di visione che nascono dalla nostra esistenza, dal nostro passato, presente e proiezione futura.” non intendo un modo di “raccontare” il mondo, ma semplicemente un modo di osservarlo e viverlo secondo una nostra personale visione e percezione.
Le motivazioni che ci spingono allo scatto invece sono altra cosa e non dipendono, a mio avviso, dall’approccio street. Con un approccio street potremmo voler fare una narrazione del nostro punto di vista sul mondo, ma anche potremmo voler ritrovare noi stessi attraverso una ricerca visiva più introspettiva e personale. Se l’approccio è street e riconoscibile come tale, rimmarrà tale anche nel caso in cui la foto non racconti assolutamente nulla (anche se in fondo non è mai così). Sta proprio qui la sottile differenza tra Genere ed Approccio.
Numerose volte mi sono trovato a scattare SOLO per me stesso, senza voglia di raccontare qualcosa di tangibile ma semplicemente per palesare a me stesso alcune emozioni o semplicemente per un mero piacere nel farlo e ritrovarmi dentro, le foto derivanti vengono percepite come “street” ma lo sono solo per mood estetico e non per contenuto. Insomma come continuo a dire da anni la Street Photography non è un genere fotografico ma un Approccio alla fotografia che esula da specifiche finalità narrative le quali vanno poi ricercate nella dialettica dei singoli autori. Almeno questo è il mio pensiero.
Grazie ancora per questo interessante scambio
Andrea