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Quando scatti in analogico (film street photography) le scelte “fotografiche” iniziano ancor prima di scendere in strada: devi decidere se scattare a colore o in bianco e nero, devi decidere la sensibilità della pellicola da montare in funzione della location in cui scatterai e della relativa luce e infine devi decidere che “mood” dare alle tue immagini.

OGNI PELLICOLA FOTOGRAFICA HA IL SUO MOOD!

IMG 20170804 152609 1 667x500 - Color Film Street Photography: Superia 200 - fotostreet.it
Negli ultimi anni ho avuto modo di provare e testare diverse pellicole e devo dire che ogni pellicola per toni, grana, nitidezza e gamma dinamica ha la propria identità; se una pellicola va bene per il ritratto spesso ha dei toni troppo morbidi per le foto in strada, se presenta dei colori accesi in piena luce, capita che questi diventino eccessivi in condizioni di scarsa luminosità con dominanti fastidiose… dunque da parecchio tempo studio, prendo nota,  sperimento e ricerco tra le pellicole oggi ancora presenti sul mercato.

Poi da quando fotografo con Leica M6 ho avuto modo di apprezzare l’effettiva bontà delle pellicole senza più limitazioni ottiche e tecniche derivanti dal mezzo utilizzato. Be’ devo dire che questo mi ha fatto apprezzare ancor più le grandi pellicole (Ilford Xp2, Kodak Ektar, Kodak Trix ecc) e dall’altro scoprire la qualità nascoste di pellicole Cheap (economiche) solo nel prezzo.

Se sul bianco e nero ho le idee assolutamente chiare (ne parleremo in seguito) sul colore è molto più complicato. Il mio modo di intendere i colori è strano, li voglio presenti ma reali, amo i contrasti forti e le tonalità neutre, non mi piacciono le dominanti “vintage” e la grana non eccessivamente presente se non in alcune condizioni di luminosità. Per non parlare dei toni della pelle e dell’impatto generale della foto… insomma guardando una foto a colori voglio rivivere la sensazione e l’emozione del momento, devo rivedere quel momento esattamente come la mia percezione del reale la mostrato ai miei occhi .

Dunque? Ricerca… ricerca e prove, ricerca e test e tante notti insonni a scansionare pellicole diverse, anche le vecchie foto di famiglia…

Questa continua ricerca sul “colore” mi ha fatto comprendere ovviamente molto più sulla luce, su come questa agisce nella determinazione dei colori, delle dominanti e nella profondità e vividezza delle immagini… un solo tarlo in testa:

“quale pellicola”, per il mio modo di vedere e fare street photography, riesce a restituirmi quei toni  che spesso ho cercato di emulare nelle mie post produzioni digitali?


MY FILM COLOR STREET PHOTOGRAPHY?

In analogico vale la regola “più spendi e più è alta la resa qualitativa”. Come sempre io ho iniziato dal basso e dunque dalle super-economiche Kodak Gold 200 fino ad arrivare alle professionali Kodak Portra alle Kodak Ektar passando per le Ultramax 400, le Agfa e le Fujicolor (per il colore)

Grandi nomi della street photography, come Alex Webb, hanno da sempre scattato con pellicole ad elevato contrasto e colori accesi, la Kodachrome è stata un must fino al suo ultimo rullo. Io preferisco (almeno per il momento) le negative e tra queste trovo la Kodak Ektar 100, consigliata anche da Eric Kim per la sua color street photography, la più vicina alla Kodachrome… ma per il mio modo di vedere e fare street, se pur qualitativamente superba, trovo la Ektar ancora troppo “pulita”, con toni più freddi e dominanti bluastre specie al tramonto.


UN CASO FORTUITO: FUJI SUPERIA 200

Schermata 2017 09 07 alle 00.24.50 1024x477 - Color Film Street Photography: Superia 200 - fotostreet.it

Flash Street Photography – Tunisia 2017 – Leica M6 – Superia 200

Con l’analogico, il mio obiettivo è quello di ridurre definitivamente al minimo i tempi di post produzione e lasciare la resa finale della mia visione al mio modo di scattare (esposizione) e alla pellicola utilizzata… del resto se una foto è una cattiva foto, anche se post-prodotta a regola d’arte rimarrà sempre e comunque una cattiva foto.

Quest’estate, prima di partire per la Tunisia ho acquistato, oltre alle blasonate Ektar (colore) e Trix (Bianco e Nero) anche  5 rulli di una Fuji Superia 200, una pellicola Cheap (economica) i cui toni (visti in alcune foto trovate su flickr) apparivano molto vicini a quelli da me cercati!

Bene, ne compro un pacco da 5 a 19.90 su Amazon… arrivano, li metto in borsa insieme alle altre e parto.

In questi giorni, sto scansionando i negativi di quel viaggio e con enorme sorpresa posso affermare che queste Superia 200 (sia di giorno che con flash la sera) sono veramente notevoli, hanno contrasti forti, una bella nitidezza ed una grana piacevole!!! Esposte correttamente restituiscono dettagli nelle ombre e nelle luci con una  gamma dinamica veramente sorprendente!

I toni e la grana che volevo…
dopo tanto cercare penso di aver trovato la pellicola più vicina alla mia visione della strada! 

Di seguito alcuni scatti notturni e diurni di quel viaggio, così come usciti dalla pellicola:

Prossimamente pubblicherò l’intera session al Souk di Nabeul realizzata con l’uso di questa pellicola e di un paio di Ektar, sarà anche un buon motivo per mettere a confronto queste due pellicole.

Alla prossima
Andrea

 

7 Comments

  • Giuseppe Pons ha detto:

    Caro Andrea,
    come sai ti ammiro per come tratti di fotografia ma soprattutto per la tua visione fotografica originale soprattutto in chiave Street.
    Sai benissimo, essendo entrambi parte del progetto ISP, ma soprattutto perché siamo amici che sono diretto e molto onesto nel dire quello che penso specialmente verso persone che stimo profondamente come te (al di là della fotografia).
    Come conosci, sono un utilizzatore da lungo tempo di Leica e soprattutto sono un fautore della fotografia di strada a colori per differenti argomentazioni che tu
    sai perfettamente. Come ricorderai sono anche un Chimico Industriale per cui conosco le potenzialità dell’alogenuro d’argento…

    …tuttavia questa volta sono in disaccordo con la tua posizione, soprattutto considerando la praticità fondamentale del digitale e le possibilità “analogiche” in termini di accoppiata Lente/ Corpo nel campo tecnico della casa di Wetzlar. Leica conosce benissimo il fatto che i fotografi M puri e puristi vogliono una resa “da pellicola” ed hanno basato le loro specifiche digitali proprio su questo. Infatti quando vedi una immagine scattata con una Leica M digitale la riconosci subito, non perché sia meglio di un’altra scattata con qualunque altro marchio giapponese in termini assoluti (anzi dai freddi test tecnici Leica ne esce sempre con le “ossa” rotte), ma perché le “foto Leica” hanno una loro anima ben precisa. Sono come il buon vino con i loro pregi e difetti, ma hanno una loro specificità che le rende uniche. Esattamente alla pari nel mondo del vino dove il Tavernello, da un punto di vista organolettico, è un prodotto perfetto (ma come sai non vale nulla perché non sa di niente), anche nella fotografia i prodotti giapponesi sono perfetti, ma non sanno di nulla mentre Leica ha le sue peculiarità e i suoi difetti che la caratterizzano e la rendono unica come un vino di ottima annata. Una delle peculiarità delle Digitali M è la risposta “Chimica” dei suoi file (non uso volutamente il termine analogico, perché analogico è un termine del mondo delle onde elettromagnetiche, mentre quando si fotografa con la pellicola si usa una tecnologia chimica che sfrutta una ossidoriduzione dei sali di argento). Nella ricerca della maggiore peculiarità chimica del mondo delle digitali Leica ti propongo di provare la M9 e il suo CCD con un 28MM Summicron : otterrai un risultato strabiliante: immagini “chimiche” senza alcun bisogno di post-produzione, ma soprattutto senza bisogno di sviluppo e tempi morti (evito di parlare degli stampatori cani che si possono incontrare e dei loro errori, perché nel digitale ci sono le schedine che possono andare in crash) e di scansione con interminabili attese allo scanner, senza paura di aver sbagliato lo scatto ed aver buttato via un frame fotografico sui preziosi 36 e senza dover spendere tanti soldi in pellicole. la M9 ha un difetto forte, sopra iso 1000 la resa fa pena, ma intanto hai un range 80-1000 Iso che ti copre un sacco di pellicole 😉 e nella street bastano ed avanzano.
    A conti fatti, a parità di obiettivo, una buona M6 costa tra 1000 e 1500 €, mentre le M9 le puoi trovare tra 2000 e 2500 €, una differenza di 1000 € che se conti 10 € per pellicola+sviluppo + stampine 10×15 (ed è credo già pochissimo) rappresentano 100 pellicole che uno come noi fa fuori in tre mesi…

    Cioè , sei sicuro che il gioco ne valga la candela?

    Ho scattato tanto nella mia vita e sviluppato maree di pellicole, ho gli armadi pieni e sinceramente ho detto basta… Vado sul pratico e sulla Chimica Digitale della mia stupenda M9.

    Su una cosa sono sicuro se una foto fa schifo non c’è post-produzione che tenga anche se qualcuno pensa di recuperare trasformando la schifezza a colori in un BN super contrastato e vendibile ad un pubblico disattento e senza cultura… 😉
    lo so questa è cattivella, ma io la penso così! ih ih ih
    Un forte abbraccio amico mio,
    Giuseppe

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Giuseppe, come sempre i tuoi commenti sono elegantemente arguti, attenti, sapienti e ricchi di spunti di discussione. Adoro la tua street… ma questo lo sai già 🙂

      Ho scattato per anni prima con Canon e poi con le mirrorless Fujifilm, la X-Pro 2 adesso è in armadio ricoperta di polvere! Non posso che darti ragione e concordare con te sulle digitali Leica, l’esempio è calzante anche se non utilizzerei il riferimento al tavernello ma ad altri buon vini che magari pur avendo un ottimo gusto, di alta qualità, pur essendo pluri-premiati per qualità e prestazioni alla fine sono “diversi”.

      Diversi da cosa?

      Diversi dai quei vini che derivano da uve selezionate una ad una, da lenti processi di fermentazione controllata in botti di rara pregiatezza e dalle uniche e rare capacità organolettiche… sto delirando? No semplicemente se scatti “Leica” analogica o digitale che sia alla fine senti quelle “note fruttate seguite da sfumature di liquirizia e sentori di erbe e profumi di terra umida”, senti “il buon corpo, elegante e presente” che ti lascia l’anima vellutata e liscia e chiude con un finale emozionalmente persistente. Ecco cosa manca alle super strafighe e pazzesche macchine fotografiche moderne.

      Ecco da questo punto di vista il tuo esempio è ancora più calzante… ma caro amico mio la pellicola è pellicola. Concordo con te sulla Leica M9, il suo CCD è quanto di più vicino ad una pellicola analogica si possa pensare, i colori pieni e vividi quasi come una pellicola colore; i suoi ISO, gestiti ahimè molto male, ti danno il vantaggio di non finire il rullo per affrontare una nuova situazione luminosa critica; le sue schede ti permettono di fotografare tanto tanto tanto….OPS! E adesso devi cambiare batteria!

      E’ vero… come finiscono le batterie, finiscono i rulli… ma è anche vero che in tante e tante situazioni critiche, dovute a sbalzi di temperatura repentina, le mie batterie, di ogni marca e fornitore, spesso hanno perso la loro carica… e trovarsi senza una macchina fotografica o una fonte energetica per la ricarica per me è peggio di trovarsi con l’ultimo rullo.

      Io non ho fretta, apro la bottiglia, faccio respirare il mio vino nel bicchiere, poi lo annuso e lentamente ne assaporo le qualità organolettiche. Con la pellicola scatto meno, ma meglio, sono più sereno e non ho legami diretti con fonti di energia; sul fronte costi alla lunga mi sa che vinco io…tra qualche hanno i file della m9 saranno obsoleti e così pure quelli di una m10 e via dicendo… i miei negativi saranno sempre negativi (se conservati bene) e gli scanner saranno sempre più performanti e veloci, permettendomi di dare “modernità” e “contemporaneità” alle mie vecchie pellicole.

      Mi chiedi se il gioco valga la candela?

      Be’, dai calcoli da te fatti non è evidentemente una questione di costi, ma per il modo in cui sto affrontando la mia fotografia in questo momento ti dico SI, ASSOLUTAMENTE SI! IL GIOCO VALE LA CANDELA

      Con la pellicola smetti di post-produrre, ma inizi ad interpretare uno spartito, non puoi barare col bianco e nero e non scatti più inutilmente perchè non costa nulla, tutto il resto, come dice una nota pubblicità “è una questione di CHIMICA”.

      Ricambio affettuosamente il tuo abbraccio e ti ringrazio per questo meraviglioso spunto di riflessione.
      Andrea

    • Giuseppe Pons ha detto:

      Quindi andiamo d’accordo! Lunga vita al buon vino con peculiarità e difetti e lunga vita a Leica, che sia M6,7,8,9,9-p,240,10,ME,MP,MA o MONOCHROM. Perchè con le sue caratteristiche rende la fotografia migliore e molto meno standardizzata!
      Ciao,
      Ci si vede presto.
      Giuseppe

  • Angelo ha detto:

    Sempre interessanti i tuoi articoli, complimenti

  • Paolo ha detto:

    Complimenti

    • Andrea Scirè ha detto:

      Grazie Paolo, spero queste mie considerazioni possano essere utili 🙂

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