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Era il lontano 2014, quando fui assalito da quella irrefrenabile voglia di fotografia chimica!

Ricordo ancora quando comprai per pochi spiccioli una vecchia Yashica 35GLS a telemetro e caricai il mio primo rullo bianco e nero; fu proprio in quell’anno che decisi, dopo diverse collere e arrabbiature per via di sviluppi errati presso studi fotografici locali, che era mia responsabilità curare l’intero processo di sviluppo e stampa! 

Fu allora che intuii che la fotografia analogica (Chimica) è un turbinio di emozioni che iniziano quando pensi allo scatto, continuano con la chiusura dell’otturatore e poi con l’emozione dell’estrazione dalla tank della pellicola appena sviluppata per culminare infine, nella rivelazione della stampa, così tridimensionale, così reale da indurti verso una bulimica necessità di scatto.

Oltre 350 rulli di piacere…

Da allora sono passati oltre 350 rullini, tante ore chiuse nel mio unico bagno di casa in Sicilia e tantissime ore di studio e ricerca tra acidi, fissativi, lavaggi, strumenti, test, tempi e temperature ideali… una continua ricerca di un workflow analogico lineare, standardizzato e altamente controllato, che tra sperimentazioni, errori e successi, oggi finalmente è consolidato.

E poi arriva LAB-BOX – la scoperta dell’acqua calda!

Lo scorso Natale ho decido di provare il frutto di quel progetto che per anni avevo seguito online fin dal suo primissimo annuncio…sono sincero, sono già diversi anni che la Lab-Box di Ars Imago è in vendita, ma io ero troppo affezionato alla mia Tank per tradirla con uno strumento a dir di molti così performante…alla fine ho ceduto. STUPEFACENTE!!!!

Ecco alcuni scatti, in cucina, durante il suo primo utilizzo:

MA COS’È UNA LAB-BOX?

Lab-Box è una tank daylight moderna, prodotta da Ars-Imago che permette di sviluppare “in luce” una pellicola fotografica, a partire dall’estrazione dal rullo fino allo sviluppo finale. Il tutto con estrema facilità!

Il progetto trae origine da un’idea già esistente, ovvero dalla Rondinax di Agfa (brevettata ne 1937 da Agfa e Leica), ma a differenza della sua antenata, adesso funziona a moduli (135, 120), ovvero un’unica tank infatti permette di sviluppare a seconda del modulo montato sia il formato 135 che 120, ovviamente i materiali sono moderni (anche se plastiche dure) e ha subito diverse ottimizzazioni in termini di design, funzionalità del taglio pellicola, del coperchio etc.

Con questo strumento non è più necessario chiudersi in una stanza buia, estrarre la pellicola stappandola con un cavatappi e caricarla nella spirale alla cieca, sperando che nulla si inceppi e che nessuna infiltrazione di luce possa compromettere il tuo lavoro…per poi procedere alle rituali inversioni e alle lunghe attese del classico sviluppo. Con Lab-Box è tutto semplicemente rapido (tempi di reazione degli acidi esclusi)

    • Prepari i tuoi acidi (nel mio caso monobagni)
    • Carichi la pellicola
    • La estrai dal nottolino avvolgendola nella spirale interna
    • Inserisci il monobagno e inizi a sviluppare
    • Ruoti la rondella laterale seguendo le tempistiche di sviluppo
    • Svuoti il tutto
    • Lavi
    • Estrai la pellicola!
    svg+xml;charset=utf 8,%3Csvg%20xmlns%3D'http%3A%2F%2Fwww.w3 - Stupefacente Lab-box - fotostreet.it

    IL MIO KIT?

    Personalmente ho acquistato praticamente tutto: il kit 135, il modulo 120 e il Cap elettronico con termometro e timers. Insomma un bello strumento di lavoro che dopo i primi 8 rulli sta provando a mandar in pensione la mia vecchia tank!

    Ecco qualche scatto appena scansionato.
    A presto

    2 Comments

    • lorenzo mannozzi ha detto:

      Io la uso col mono bagno Ars imago e sto valutando se usare i processi separati (sviluppo e fissaggio) per vedere se aumento la nitidezza e la gamma tonale. Comunque è stata una mano santa, se penso ai soldi che ho buttato con quei cialtroni (è proprio la parola corretta in questo caso) dei laboratori comuni che dopo la caduta del flusso di richieste sviluppavano i rotolini con chimici morti da anni! Ho ricominciato a maneggiare macchine destinate alla polvere e ho ritrovato i miei vent’anni!!!!!.Fammi sapere cosa pensi del mono bagno o no.

      • Andrea Scirè ha detto:

        Ciao Lorenzo, grazie per il tuo commento.
        Monobagni? La mia risposta è SI!
        Per quanto riguarda nitidezza e gamma tonale, devi giocare un po’ con le temperature e trovare il giusto ritmo di inversione. Ho utilizzato per diverso tempo i monobagni Ars Imago con risultati interessanti. Tuttavia tendono ad esaurirsi velocemente se sviluppi diversi rulli, per la mia esperienza dopo l’ottavo rullo tendono a perdere di profondità e nitidezza. Per il momento (ovvero da qualche anno) sto utilizzando il DF96 di Cinestill e devo dire che mi soddisfa parecchio, specie per il tipo di bianco e nero che contraddistingue le mia street. Ne scriverò presto un articolo specifico.

        Sul fronte laboratori… be si, se parliamo di bianco e nero ci stanno marciando parecchio, e visto che la richiesta non è così alta, alla fine il rischio di utilizzo di acidi un po’ datati è possibile. Basta affidarsi a lab seri… il problema principale rimane sempre lo stesso: trovarli!

        Saluti
        Andrea

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