Spesso mi viene chiesto come mai giro sempre con la mia macchina fotografica se non è previsto un particolare evento, festa, manifestazione; solitamente rispondo “mi piace fotografare” e di riflesso mi viene chiesto “Cosa?”
La maggior parte delle persone usa le loro macchine fotografiche solo nei momenti “memorabili”, in tutti quei momenti “felici” degni di essere ricordati… sinceramente non ho mai visto nessuno portare con se una macchina fotografica ad un funerale o in un reparto oncologico e dalle mie parti ciò sarebbe addirittura considerato poco rispettoso. Eppure anche ciò è vita… si proprio così, la normale, ordinaria vita che ognuno di noi conduce ogni giorno tra mille difficoltà e impegni.
La strada è l’unico posto dove questa apparente normalità si miscela e si presenta in tutte le sue forme;
storie, esperienze, stati d’animo, differenze sociali scorrono sotto i nostri occhi in continuazione, in una meravigliosa combinazione di forme, colori, luci e contenuti.
Basta fermarsi solo un attimo e osservare intorno a se per rendersi conto di quanto meraviglioso sia tutto questo, di quanto meravigliosa sia la normalità della vita di tutti i giorni.
Fotografare questa normalità, sentire il suono dell’otturatore che si chiude, fermare per un attimo questo tempo è street photography, quella sana, strana, a volte colorata, spesso comica e irriverente, altre volte dura e sconcertante fotografia della quotidianità; io forse sarò troppo emozionale, forse un po’ per i miei trascorsi studi amo pensarla così:
“La street photography è come il Jazz: una libera improvvisazione estemporanea sulla quotidianità“
buona luce a tutti,
Andrea.
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