Punti di vista! Chi mi legge lo sa già, sono affamato di visioni, di quelle tante interpretazioni, di quei vari approcci alla vita di ogni giorno che rendono lo streepher un individuo diverso. Permettetemi il termine, ma secondo me:
chi ama veramente la street photography alla fine è un individuo speciale,
per il semplice fatto che, con la propria visione,
pone l’accento su quei piccoli frammenti di esistenza
che insieme danno valore alla vita.
Ovviamente, parlo di street photographers e non di chi per moda, interesse o altra tendenza del momento scende in strada ad emulare clichè già visti e senza anima o di chi pensa che basti fotografare un tipo che cammina in un luogo pubblico per avere una fotografia di strada valida.
Anima! Ci vuole anima! Bisogna vedere con l’anima e scattare con il cuore, bisogna osare e rischiare, bisogna essere pazienti o assurdamente veloci e soprattutto bisogna avere una propria idea da comunicare. La macchina fotografica allora diviene solo uno strumento necessario ad intrappolare ciò che è già chiaro nella vostra mente.
10 CONSIGLI PER AFFINARE LA VOSTRA CAPACITA’ DI VISIONE EMOZIONALE
#1 Siate sinceri; la nostra fotografia è fatta di ciò che siamo e dunque della nostra cultura, della nostra formazione, dei nostri interessi;
#2 Leggete tanto; romanzi, giornali, libri di poesie affinano la nostra capacità di osservazione;
#3 Documentatevi su cosa e come altri autori prima di voi hanno fotografo in quel luogo e riflettete su cosa volete comunicare voi;
#4 Osservate con attenzione le persone del luogo, i loro gesti e i modi, ponete accento sui pattern urbani;
#5 Siate curiosi e chiedetevi sempre se oltre ad una rappresentazione formale di una momento c’è qualche punto di vista alternativo;
#6 Dimenticate il fine delle vostre immagini e lasciatevi trasportare dal vostro istinto e dalle vostre emozioni;
#7 Non abbiate timore di osare, le reazioni della gente è spesso positivamente inaspettata;
#8 Ritornate nei gli stessi luoghi più volte, in condizione di luce diversa noterete sempre particolari diversi;
#9 Prendete sempre la strada più lunga;
#10 Liberate la vostra mente dai pensieri e dai problemi di ogni giorno e osservate tutto senza pregiudizio;
Prima di uscire di casa per una session, penso solo a tre cose: quanto potrò avvicinarmi alle persone, quanta luce troverò e cosa mi aspetto di trovare; questo influenza la scelta dell’ottica, della pellicola o dell’eventuale flash e il mio approccio generale. Il resto è solo un farsi pervadere dall’estemporaneità della vita; a volte si porta a casa qualcosa, a volte, nonostante i tanti Km percorsi, no; l’unica certezza che avrete è che alla fine tornerete a casa con la soddisfazione di aver vissuto quel giorno con pienezza e partecipazione.
Vi lascio con qualche scatto tirato fuori dall’ultima session di sviluppo, altri inediti tratti direttamente dai rulli appena sviluppati li trovate sul mio profilo Instagram,
riaperto da qualche giorno dopo una pausa di qualche anno… mi raccomando, FOLLOW ME!
Ci vediamo in strada
Andrea
Grazie Andrea! Chiaro ed esaustivo. Grazie davvero.
Giovanni
Ciao Sciré, adesso riparto anche io con la pellicola che serve ad emozionarsi di più perchè ti costringe a stare attento, a ragionare e quindi a cercare l’emozione. Adesso Velvia! Minolta 9 e vai! Sono su tutto d’accordo. Un’altra cosa, per me è fondamentale tornare sullo stesso posto più e più volte!
heilà Mr Pons!! Grazie per il tuo commento, dici bene: la pellicola “ti costringe a stare attento, a ragionare e quindi a cercare l’emozione“. La minolta 9 è un must che ha fatto storia che dire WOW! Non vedo l’ora di osservare le tue opere colorate su pellicola… tu guarda come adesso anche il costo della Velvia s’impenna!
Sul tornare sullo stesso posto più volte sfondi una porta aperto! Non per niente TORNIAMO A CHICAGO! Magari qualche lettore di fotostreet decide di seguirci in questa nuova experience bizzarra ma fortemente formativa. A breve un articolo con tutti i dettagli e i perchè; per il momento invito tutti a visitare http://www.chicagostreetphotography.it. Bastano 6 persone per avviare questo nuovo progetto condiviso di fotografia e di vita.
Alla prossima!
La CHICAGO STREET PHOTOGRAPHY é l’esperienza Street!!
Ciao, limito le presentazioni dicendo che sono un semplice, appassionato dilettante e anziano fotografo. Amo molto il genere street, ma vivendo in un piccolo paesino le occasioni di fare delle buone fotografie sono piuttosto rare -rionosco però che questo può dipendere dai miei limiti. 🙂
Ti scrivo perché mi piacerebbe avere un tuo parere su una discussione che ho avuto in un importante sito di fotografia. Ho fotografato un “barbone” che dormivain una gabinetto pubblico. La mia intenzione era quella di documentare e denunciare la condizione umana, ma sono stato attaccato perché questo genere di footografia non si fa. Io sono rimasto di stucco; e allora La Maier? Strand? La Lange e tantissimi altri che non cito? Certo, questi -tranne la Maier- erano professionisti, lo facevano per lavoro; ma esiste veramente una differenza? Il fotografo in fondo, non è tale perché fotografa ciò che vede? Tu che ne pensi? Ciao, Giovanni
Ciao Giovanni, grazie per il tuo messaggio.
La mia posizione riguardo la tua vicenda è molto chiara, in strada possiamo fotografare qualsiasi cosa basta che questa non leda alcuna dignità o infranga (nei limiti) alcuna legge dello stato in cui ci troviamo. Nel tuo caso specifico, non avendo visto la foto, posso solo dirti che secondo la legge italiana, senza una liberatoria firmata dal soggetto, non è consentita la “pubblicazione” di immagini che in qualche modo possano ledere la dignità altrui o creare tramite una riconoscibilità del soggetto un pregiudizio discriminante da parte degli osservatori. Detto questo, fotografare o non fotografare dipende dal fotografo e prescinde dalla legislazione vigente. Non è necessario scomodare una Maier o altri noti fotografi per giustificare un atto scaturito da una spinta emozionale e nel tuo caso di denuncia sociale. Dunque in definitiva la questione non risiede nell’atto fotografico, che come tale si basa solo sul tuo libero arbitrio, sulla tua sensibilità ed etica fotografica, ma nell’utilizzo che farai dell’immagine realizzata.
Io personalmente, facendo street photography e non reportage o fotografia documentativa, non fotografo i clochard o meglio se li fotografo li rappresento in modo tale da non ledere mai la loro dignità, anche quando mi trovo in paesi diversi dall’Italia. Tuttavia se dovessi fare un lavoro di denuncia sociale o raccontare una storia, non esiterei a fotografarli nel pieno rispetto della dignità umana e delle leggi dello stato in cui realizzo il servizio.
Ti ringrazio Andrea! in linea di massima la penso come te…il volto del personaggio ripreso non era visibile, forse solo il titolo che ho dato all’immagine : “camera con bagno” poteva avere una vena ironica non facilmente percepibile. Se mi dai il permesso meterò il link alla fotografia, così pottrai vederla 🙂
Fra l’altro proprio oggi ho saputo che un mio amico che si occupa del disagio ha potuto aiutare questo personaggio proprio grazie alla mia fotografia, cosa che mi ha fatto un piacere immenso.
Fammi sapere se posso mettere il link, oppure allegare il file. Ciao, Giovanni (Francomacaro)
Ciao Giovanni, puoi mettere pure il link all’immagine se vuoi. L’azione del tuo amico, dimostra come sia importante accendere l’attenzione su certe tematiche attraverso una fotografia “onesta” e “sincera”.
Ecco il link… http://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=752782
poiché non è mia intenzione a fare pubblicità a un sito, cancellalo pure subito dopo aver visto la fotografia. C’è anche una discussione che se ti va puoi leggere, ma non è questo il punto: ognuno ha espresso le proprie idee, anche in maniera accesa, e ognuno rimane con le sue ragioni. Il punto che mi pongo è se questo genere di fotografia può rientrare nella street photography, oppure può essere inteso come un pretesto per cercare immagini a effetto. Ma se così fosse allora proprio come la celebre fotografia di Strand “Blind” dovremmo avere delle zone cieche, da dove distogliere il nostro obiettivo, rendendci a nostra volta ciechi?
Insomma, cosa fa si che una fotografia sia onesta e sincera?
Ciao e buona serata, Giovanni 🙂
Mostrare una foto tramite uno dei tanti canali online, non è fare pubblicità ad un sito, dunque non eliminerò il tuo link.
Detto questo non entrerò nel merito della discussione da te citata in quanto ben distante dalle finalità di questo blog.
Riguardo la foto, invece ti dico che, sempre secondo la mia visione, secondo me non è una foto street, ma nemmeno un pretesto per una foto ad effetto.
La tua è una foto documentativa di una condizione, ahimè drammatica, della nostra società. Non rientra nella foto di reportage, in quanto non facente parte di un lavoro più esteso, maturato nel tempo e con un filo conduttore.
Per quanto riguarda le tue domande, vanno ben oltre la street photography… le tue domande, legittime, sono domande che riguardano la Fotografia in genere.
La fotografia ha diversi ambiti e diverse modalità di rappresentazione, non vi è giusto e sbagliato, non vi è lecito e non lecito (salvo quanto imposto dalle leggi). Io ritengo che se la tua sensibilità ti mostra ciò che agli occhi della gente è invisibile, puoi liberamente decidere di mostrarlo o celarlo, è una scelta che nasce esclusivamente da te e che mai nessuno potrà e dovrà censurare. Vai avanti senza paura, senza se e senza ma. Ricorda che molti guardano ma in pochi vedono realmente.
Dunque senza scendere nel merito della composizione, del soggetto, del tema, della scelta cromatica e bla bla bla… ti dico solo, segui il tuo istinto, non curarti del giudizio altrui e concentrati solo sul messaggio che attraverso la tua fotografia vuoi comunicare. Leggi e osserva come altri fotografi noti e meno noti hanno mostrato la loro visione, fanne tesoro ed elabora la tua personale espressione. Se una fotografia è onesta e sincera non ha mai nulla da temere.
Buona serata e grazie ancora per aver scritto su fotostreet.it