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Il processo fotografico inizia sempre da una visione del mondo, da un’idea seguita da uno scatto, seguito a sua volta da un processo di sviluppo (in camera bianca o scura) e concluso con una processo di stampa. Oggi questo flusso ordinato di azioni reali e materiali si ferma al semplice scatto ed ad una superficiale visione digitale, facendo perdere tutta quella materialità e fisicità di cui la fotografia è fatta.

RIFLESSIONI SU UNA MATERIALITA’ PERDUTA
Non so perchè, ma quando si fotografa in digitale, spesso si tende a scattare di più, con maggior leggerezza e disattenzione; ogni momento è quello buono per scattare una, due, tre… 10 scatti ugualmente insignificanti…tanto è digitale! Tanto non si pagano! Tanto posso farne quante ne voglio! Poi tali scatti finiscono in un hard disk e in qualche social per essere visionati per un nano secondo in un frenetico fluire di immagini mute.

WOW! STO ESAGERANDO???

No, non sto esagerando, ma sto solo riflettendo su quella materialità fotografica perduta che ritroviamo nei vecchi album di famiglia, dove la foto la prendevi in mano, anche a lume di candela…  la osservavi con attenzione, sorridevi per quella stravagante composizione e ti emozionavi per tutto quello che quello scatto aveva comportato.

Si… una volta le foto, se volevi vederle le dovevi stampare! Poi quelle stampe andavano conservate con cura in grossi album, che ogni tanto riordinavi in una ideale sequenza spesso non necessariamente temporale.

Questo nostalgico processo, ci obbligava a “editare” con attenzione, ad “osservare” con attenzione, a “rispettare” ogni foto indipendentemente dalla sua fattura.

Da piccolo ricordo che mi dicevano “le foto non si strappano”… oggi cestiniamo con una eccessiva facilità.

Mi ricordo in un recente workshop, che uno dei partecipanti poco prima di cancellare la sua immagine, me la mostrò… FERMOOO! Gridai… quella foto finì pubblicata nell’ultimo numero di Cities del progetto di Italian Street Photography.

SULLA MATERIALITA’ DELL’IMMAGINE FOTOGRAFICA

Stephen Shore sul piano materiale della fotografia scriveva: “Sono proprio tali attributi fisici e chimici a definire i confini che racchiudono la natura della fotografia. Queste caratteristiche vengono impresse sull’immagine fotografica. Le qualità fisiche della stampa fissano le caratteristiche visive dell’immagine, la superficie piatta della carta fotografica definisce il piano della fotografia, i margini della stampa ne determinano la natura circoscritta e la sua staticità ne condiziona l’esperienza temporale (…)

e continua scrivendo “Il contesto in cui la fotografia viene vista influenza il significato che l’osservatore le attribuisce“.
Dunque, la stessa foto vista su uno sterile monitor, osservata su un supporto cartaceo in una scatola da scarpe o su una carta pregiata appesa ad un muro, sarà percepita con una rispetto via via crescente.

RISPETTIAMO LE NOSTRE IMMAGINI, STAMPIAMOLE!

La stampa a mio avviso, è dunque quel processo che, se effettuato con la dovuta attenzione, sancisce la “reale” esistenza di una foto, onora l’intero processo mentale e creativo che ha portato alla sua realizzazione e reclama il dovuto rispetto in chi la osserva.

Da qualche tempo, oltre ad essere tornato all’analogico e alla relativa stampa, sono affascinato anche dalla fotografia istantanea e della sua rara applicazione “street”. E’ il modo più semplice per avere stampe immediate delle proprie foto! Mi sono reso conto che questa forma fotografica istantanea mi offre un ulteriore e interessante canale di comunicazione e dunque, con tutti i pregi e i limiti che questo tipo di fotografia comporta, ho iniziato ad affiancarla alla mia personale produzione.

instax andrea scire street photography 1 428x500 - Fotografia di Strada, riflessioni sulla materialità perduta - fotostreet.it

instax andrea scire street photography 3 428x500 - Fotografia di Strada, riflessioni sulla materialità perduta - fotostreet.it

Con questo ultimo articolo, vi ringrazio per continuare a leggere questo mio diario di viaggio e saluto questo 2017 ricco di soddisfazioni, premi, mostre e riconoscimenti che per nulla hanno scalfito il mio essere una semplice persona con una macchina fotografica.

BUON 2018.
Andrea

6 Comments

  • Giuseppe Pons ha detto:

    Grande Andrea! D’accordo in pieno.
    Materiali instantanei, come vuole la Street, immediatezza, coinvolgimento… È quanto coinvolge una fotografia immediatamente e fisicamente realizzata nelle nostre mani… Ti ricordi le Polaroids?
    …mi sa che ne vedremo delle belle nel 2018!

  • Marco ha detto:

    Complimenti e grazie per il tuo articolo

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Marco,
      Grazie a te per averlo letto e commentato 😉
      Andrea

  • Gianluigi Burlini ha detto:

    Condivido pienamente il tuo pensiero, il digitale ha tolto lo studio dell’inquadratura, dei tempi dei diaframma.. Tanto poi in post produzione si rimedia.. Pure io ho ricoperto l’uso della Polaroid.. Grazie dello sforzo che fai nel cercare di riaccendere l’amore per la fotografia.
    Gianluigi

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Gianluigi… conosci quella sensazione che si ha quando scopri una cosa bella e la vuoi condividere con tutti? Be’ questo è l’effetto che mi fa la fotografia, mi salva e affranca l’anima e per questo grido al vento questo mio amore. Grazie a te per aver letto e commentato l’articolo.

      Andrea

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