Nell’era del digitale, è ormai prassi comune l’impiego di software di foto-editing per “aggiustare” le foto.
Esposizione, contrasti, nitidezza, riduzione del rumore, pennelli, strumenti clone e tante altre funzionalità sono oggi presenti anche nei software fotografici di base. La tentazione di “migliorare” le nostre foto è talmente tanta che sempre più spesso si sfocia in una compulsiva e continua alterazione delle immagini: direi che oggi si fa un uso improprio della post produzione, spesso con risultati assolutamente surreali e grotteschi.
IL FOTO EDITING È LECITO NELLA STREET PHOTOGRAPHY?
Tutto dipende da come uno strumento viene utilizzato.
Bere un bicchiere di un buon whiskey è lecito, ma berne tanto e spesso diventa alcolismo.
Ci sono fondamentalmente due linee di pensiero:
- da un lato c’è chi ritiene che la foto non deve essere assolutamente manipolata, alterata o photoshoppata in quanto ciò comporta un’alterazione della realtà andando contro principi di base della fotografia stessa;
- dall’altro invece c’è chi ritiene che un’aiutino possa essere utile a rendere migliore uno scatto già buono.
Le due posizioni sono comunque legate da un semplice principio: lo scatto deve essere già un buono scatto.
L’errore che si fa invece spesso è quello di pensare che ogni foto possa diventare un capolavoro semplicemente con qualche filtro, aggiustamento, viraggio o altra diavoleria informatica!
Cartier Bresson, apparteneva alla prima corrente: per lui la capacità fotografica si esprimeva principalmente nell’ottimale composizione, se una foto non era buona per quanto sarebbe stato eccellente lo sviluppo sarebbe comunque rimasta una cattiva foto sviluppata eccellentemente.
Per Alex Webb invece il negativo è come uno spartito musicale il quale necessita di interpretazione. Dunque la stessa foto può essere sviluppata o post prodotta in modo differente a seconda l’animo e la capacità interpretativa dello sviluppatore. Questo significa che la stessa foto sviluppata in tempi differenti può trasmettere messaggi e sensazioni differenti a parità di composizione.
UNO SCATTO O È BUONO O NON LO È!
Io ritengo che l’applicazione delle tecniche di sviluppo standard in post produzione sia lecito, la manipolazione della realtà no!
Penso che la visione fotografica possa essere interpretata ed esposta tramite interventi sui valori tonali, sui contrasti, sulle curve, sull’esposizione; posso agire sulle ombre, sulle alte luci, posso rendere leggermente meno vividi i colori, posso bruciare alcune parti ma NON POSSO ASSOLUTAMENTE inserire, spostare, clonare, alterare elementi fisici della mia foto. Se un capello è fuori posto, se quella carta per terra sporca la mia foto, pazienza è PURA E SEMPLICE REALTA’ è PURA E SEMPLICE STREET PHOTOGRAPHY.
Per analogia di intenti oggi si parla di Camera Chiara in antitesi con la camera oscura di sviluppo. Quello a cui tendo solitamente è una semplice applicazione digitale delle tecniche di sviluppo analogiche al fine di dare maggior “carattere” ad una foto che deve comunque essere “buona” in partenza [almeno secondo me].
concordo in pieno.
ai miei scatti digitali applico quelle accortezze che praticavo in camera oscura.
prima, ovviamente, effettuo una accurata e rigida selezione delle foto da lavorare.
ciao
ps ogni tanto mi viene da commentare i tuoi articoli, scusami ma è che mi trovo molto spesso in sintonia con quanto scrivi. l’articolo “certe volte mi blocco” ne è un esempio.
Ciao Alberto, non devi scusarti per i tuoi commenti, sono sempre ben graditi.
Grazie per seguire questo blog!