Il prossimo mese saranno esattamente 2 anni che fotografo in strada esclusivamente (SOLO) a pellicola; 2 anni di sperimentazioni, prove, disagi, rinunce, paure e soddisfazioni.

Uscire di casa con una fotocamera analogica (la mia amata Leica M6) e un pugno di pellicole in tasca ormai è diventata una piacevole consuetudine, le paure si sono trasformate in sicurezza, le situazioni difficili (poca luce, ultimo rullo ecc) sono diventate motivo di riflessione e interpretazione spesso creativa del reale.
Inutile dirlo, AMO fotografare a pellicola e nel tempo non solo questo amore si è amplificato, ma ho deciso anche di divulgarlo agli altri, forte del fatto che quelle critiche e incomprensioni per una scelta che 2 anni fa mi contrapponeva ad un mondo 100% digitale, oggi sono diventate motivo di confronto e approvazione, innescando non solo curiosità ma anche una crescita nella visione, nell’approccio e nella composizione fotografica.

Oggi, che sempre più spesso si rispolvera la vecchia fotocamera analogica caricando un rullo preso online a peso d’oro, nascono i dubbi di nativi digitali o riaffiorano le emozioni di chi a malincuore al digitale a dovuto lasciar il passo
LA QUESTIONE
Sempre più spesso, mi vengono poste domande, questioni o sollevati dubbi sul flusso di lavoro analogico che seguo… e allora: quale pellicola usi? Perchè una pellicola rispetto ad un’altra? Come sviluppi? Quando sviluppi? Che acido usi? Come acquisisci? E la polvere? Come archivi?

Centinaia di domande, a cui, tra errori e soddisfazioni, tra ricerche e prove ho, in questi 2 anni, dato risposta, definendo e affinando un flusso di lavoro ordinato e lineare che è divenuto una panacea per la mia anima… prolungando il piacere della fotografia dopo lo scatto.

Dal prossimo articolo dunque vi parlerò del mio flusso di lavoro analogico nell’era digitale e dunque:
- La scelta delle Pellicole e la loro gestione in una street session
- Conservazione e trasporto dei Rulli durante i viaggi
- Sviluppo del bianco e nero e del colore (una questione di chimica)
- Acidi a confronto e attrezzature per lo sviluppo in casa
- Scansione, quali scanner e perchè
- Destinazione d’uso digitale e post produzione
- Archiviazione Analogica
- Uso e diffusione nell’era digitale
Ovviamente tutto rigorosamente sotto il punto di vista di uno street photographer, con aneddoti, segreti e piccole storie di street.
Alla prossima
Andrea
Gentile Andrea, mi scuso per il ritardo. Appunto parliamo di un compromesso, perché nel momento in cui vado a passare allo scanner la pellicola per poterla stampare in digitale ritengo che molti toni, la grana e la tridimensionalità vadano perduti, questo per quantoi riguarda il B&W quindi penso che se si vogliono mantenere le caratteristiche dell’analogico sia necessario conmpletare il processo in analogico. Per quanto riguarda il colore e la stampa delle diapositive credo che una dia stampata, dopo la scansione, in digitale non ha ghli stessi toni di una stampata in Cibachrome. Comunque grazie per la risposta al mio commento.
Ciao Nino è indubbio che per mantenere le caratteristiche di un processo Chimico, questo debba essere completato in modo chimico. Qualunque passaggio in digitale toglie caratteristiche “materiche” all’immagine sostituendole con pixel digitali. E’ vero dunque che in un tale approccio 100% chimico, anche la visione di tali lavori dovrebbe essere effettuata dal vivo e non attraverso la tecnologia moderna. Un approccio del genere è tanto romantico quanto poco praticabile al 100%. Io “con il mio flusso fotografico ibrido” ho trovato un giusto mezzo che per il momento soddisfa la mia visione.
Grazie per la tua risposta!
A presto
Andrea
Se mi posso permettere, visto che ho lavorato sia in analogico che in digitale, mi sembra che non abbia molto senso scattare in pellicola p’er poi passare allo scanner e quindi finire in digitale. Posso capirlo per il colore, ma per il B/W, secondo me, tutto il processo va fatto in analogico.
Ciao Nino, comprendo le sue motivazioni, ma proprio perché ha lavorato in analogico, saprà bene come il risultato finale di uno scatto analogico per toni, grana e tridimensionalità é ben diverso da uno scatto nativamente digitale.
Ritengo questo modus operandi un giusto compromesso tra il mondo analogico e la necessità di digitale dei tempi moderni.
Grazie per leggere fotostreet.
Alla prossima, Andrea
Con questo articolo mi pare ci si concentri eccessivamente sul mezzo (leica+pellicole) e non sul contenuto… Ti consiglio di trovare la tua visione emancipandosi dagli stereotipi, pensa più al contenuto e non al mezzo. My two cents
Gentile Pink, evidentemente hai dato una lettura superficiale e poco attenta, non solo a questo articolo ma al blog tutto.
Contenuto, forma e struttura sono i temi predominanti di ogni articolo scritto in questo blog, da anni sostengo che il mezzo principale è il nostro occhio e discerne dalla mera “penna” con cui scriviamo le nostre immagini. E’ proprio pensando al contenuto che ho raggiunto ambiziosi traguardi, realizzati sia con macchine costose che con macchinette da due soldi acquistate nei mercatini.
Ti invito a guardare la direzione e non il dito.
A presto
Andrea
Non direi. Continui a mettere l’accento sulla necessità di avere leica, di scattare a pellicola etc. Mi piacerebbe parlassi più di contenuto, di storia, di racconto ma francamente di questo ne vedo pochino nella tua produzione. Intravedo delle potenzialità che ti consiglio di sviluppare. Lascia perdere il mezzo e la tecnica, una buona foto è tale anche se scattata con una compatta. Lascerei perdere anche la lettura di blog come quello di eric kim, il tuo sito mi sembra una copia conforme, sii originale e vedrai che arriveranno si i traguardi, come li chiami tu… non i premi o pseudo tali che si conquistano su internet. Il tutto senza polemica, si intende.
Caro/a Pink, prima di concludere il nostro piacevole scambio, vorrei precisare alcune cose. Innanzitutto sono solito interloquire con persone e non con NickName, dunque sarebbe bello e serio da parte tua presentarti con Nome e Cognome a me e ai tanti lettori di questo blog. Detto questo non metto l’accento sulla necessità di avere Leica… la uso, mi trovo bene e ne parlo, avrò pure libertà di farlo o no? Certo è che non ho nessun marchio sulla schiena e dunque elogio e critico in base alla mia esperienza sul campo, da persona LIBERA.
Io non so quali siano per te i risultati importanti… del resto comprendo che è cosa del tutto personale e sempre opinabile.
Per me vincere un oro al PX3 con giurie internazionale è gratificante come arrivare secondo all’IPA o vincere menzioni d’onore a questo o quell’altro concorso. Per me conoscere persone e aiutarle a comprendere meglio uno scatto è gratificante, per me divulgare in questo blog ciò che penso e sperimento è gratificante. Insomma nel mondo ci sono convergenze e divergenze, la libertà è cosa sacrosanta. Posso dunque rallegrarmi di ciò? Ti ricordo che questo è sempre un blog personale.
Per quanto riguarda il blog di Eric Kim… be’ le tematiche sono quelle e gli approcci in strada pure… dunque nel mio blog di street di cosa vuoi che parli…di saponette?
Detto questo, date le tue chiarissime idee su contenuto, forma, visione, lettura ed interpretazione, visto che intravedi “potenzialità” nella mia così esile produzione… mi piacerebbe molto scambiare 2 chiacchiere serie e magari illuminanti in modo che io possa magari imparare a sfruttare meglio queste mie doti inespresse.
Grazie sempre per aver letto e incrementato l’audience di questo blog.
Andrea Scirè
Ottimo, non vedo l’ora di leggere i prossimi articoli; anch’io da poco mi sono riavvicinato, con piacere, al analogico-chimico (così non scontento nessuno 😉 comprando da un privato una “vintage” compatta anni ’70 perfettamente funzionante, mi servono però un po’ di consigli, soprattutto per un eventuale utilizzo “ibrido”, ossia acquisizione del negativo via scanner (punti 5 e 6 della lista di questo post), purtroppo per questioni logistiche a casa non posso stampare dal negativo
Aspetto con interesse, Lorenzo
…amico mio, lo sai che mi stai drogando di chimica? In effetti sono passato anche io al lato chimico per la “MIA” fotografia. Molto meglio. Probabilmente per il lavoro del fotografo di oggi il digitale è indispensabile, ma per la nostra arte di strada la via della Chimica è la migliore. Io scatto però solo a colore: M6 e Kodak Portra 400. Per piacere non parlare più di fotografia analogica , che non esiste. La fotografia si fa o per via digitale con Bit 100010011001 ecc o per via chimica mediante Redox dell’ AgCl che è sensibile alla luce = FOTOCHIMICA. Analogica è un’onda radio sinusoidale che con la fotografia chimica non c’entra nulla. A presto!
Ciao Giuseppe, lo so benissimo che é una droga contagiosa che crea dipendenza. A sai pure quanto sono contento che anche tu segui questa via.
Concordo appieno con te con la definizione di fotografia CHIMICA, ma tengo a precisare che nell’articolo con il termine analogico faccio riferimento al flusso di lavoro.
Il mio lightroom é una reale tavoletta luminosa, il mio loop é una lente circolare 12x, il mio DB un quaderno ad anelli acid free con pergamini che contengono pellicole, insomma il termine analogico é usato come mera contrapposizione al mondo digitale 😉
Che la fotografia sia chimica, su questo non ci sono dubbi.