BEN RITROVATI!
Un anno fa senza preavviso, senza alcun segnale, senza alcun motivo apparente, ho deciso di fermarmi. Ho smesso di correre, ho smesso di pubblicare, di rispondere ai messaggi (di tanti amici fotografi), di postare sui social, di condividere il mio lavoro… insomma quasi una morte apparente, un isolamento dal mondo mediatico assolutamente necessario alla sopravvivenza della mia stessa identità fotografica.
Un anno fa ho raggiunto l’apice della mia confusione, della mio sbigottimento, del mio stupore e del mio malessere verso una street photography non più street photography ma piuttosto una forma amorfa di giustificazione visuale in cui far rientrare qualunque cosa.
Un anno fa, inoltre, il 18 Agosto, durante l’inizio di una mia ormai immancabile session di fotografia di strada, in mezzo ad un pubblico fitto fitto, per una fatalità, ho assistito alla fatale morte di una persona a poche decine di metri di distanza, centrata in pieno da un enorme macchinario per fuochi d’artificio, volato per aria per un mal funzionamento… o errore umano.
Un anno fa ho visto il panico negli occhi della gente e il suo contemporaneo egoismo, ho visto la cattiveria del fato e la curiosità becera di chi armato di cellulare e sprezzante del pericolo riprendeva una scena così fortemente drammatica, un anno fa ho riposto la mia macchina fotografica nella borsa, ho abbracciato mio figlio e ho iniziato a riflettere sulla mia visione dell’umano vivere, su ciò che mi aveva condotto fin li e su ciò che mi ha sempre spinto a fotografare.
Nel frattempo… abbiamo toccato il fondo!
In quest’anno, ho dovuto pulire il mio sguardo, ho dovuto pulire la mia mente, ho dovuto ritornare alle mie origini… e mentre facevo questo ho visto migrare verso altre spiagge coloro che erano stati eretti a baluardi della fotografia di strada, ho visto passare un bel po’ di meteore, sparire pseudo autori e maturarne molto bene pochi altri.
In questo travagliato anno, la superficialità dell’informazione ha prevalso sull’approfondimento culturale, ho visto cozzaglie di foto editate in pseudo “Libri d’Autore”, ignoranti visuali, senza storia ne arte, diventare opinionisti del settore; immagini non certamente street finire in pubblicazioni dal chiaro accostamento “street” per favori degli editori o per ormai comuni servizi di auto-pubblishing e successiva promozione ben gestita.
Ho visto, tra un conato di vomito e l’altro, insegnare in workshop chiunque avesse la capacità di scendere in strada in un giorno feriale con una macchina fotografica, senza mai considerare la responsabilità che un formatore ha nei confronti dei propri corsisti.
Insomma un anno di pura deriva street in cui più che far chiarezza su una sempre più controversa fotografia di strada si è continuato a generare confusione, giustificando tutto e senza mai prendere una posizione chiara – tranne in alcuni casi (ne parleremo) – fino a far passare per “street” foto con evidenti interventi di elaborazione digitale, ritocco fotografico e creativi interventi di intelligenza artificiale (AI)
La bolla STREET è scoppiata, è tempo di riprendere il mio viaggio
Lo sapete già, PER ME la Street è STREET, la street non è fotografia urbana, la street non è ritratto posato, la street non è post produzione da wow, non sono galli o polli, facce flashate senza senso o gente che cammina per strada resa bella da un elevato contrasto o da geometrie urbane… la street è tutto e niente di ciò, non serve una Leica o una Fuji; non la fai con un corso da 4 soldi o un workshop iper costoso.
Certamente leggendo e studiando puoi intuirla, ma prima di ogni cosa devi praticarla, devi “ESSERE” street, devi puzzare di strada alla fine della giornata, devi approcciarti al mondo in modo aperto e privo di pregiudizio e alla fine i tuoi occhi e il tuo cuore ti mostreranno lo straordinario nell’ordinario e ti diranno che quello è il momento giusto per ascoltare il suono del tuo otturatore.
RITORNO AD ESSERE IO,
RITORNO AD ESSERE EGOISTA!
Ormai da 10 anni continuo a ricercare ed approfondire i perchè celati dietro la fotografia di strada; negli ultimi 2 (post covid) mi sono ritrovato ad essere quasi risucchiato da un vortice mediatico, giustificando, accettando, digerendo e facendo finta di non vedere per non pestare questo o quel piede…ciò mi ha portato piano piano al silenzio…
Fotostreet.it è nato come un mio personale diario di viaggio, un luogo ove appuntare le mie scoperte e le mie ricerche in modo aperto e pubblico, senza pretese, senza diktat e con l’unico intento di fissare nella mia memoria concetti utili alla mia produzione fotografica…
Fotostreet.it è sempre stato un diario di viaggio scritto in modo quasi “egoistico” e non destinato inizialmente ad pubblico ma potenzialmente utile ad una parte di esso.
Fotostreet.it è il luogo della mia memoria con cui essere o non essere d’accordo (poco importa) ma i cui scritti sono stati, sono e saranno visioni personali privi da influenze e liberi da pregiudizio e pressioni.
E ADESSO?
Fotostreet torna ad essere un manifesto della MIA visione della fotografia di strada, di come la Street Photography sia per me non un genere fotografico ma un’approccio alla vita, frutto di una continua ricerca, esperienza, passione, sperimentazione sul campo, traguardi, sconfitte, sacrifici e immensa meraviglia.
Riparto dunque da qui
Il resto è storia.
Tutto è “discutibile” caro Andrea, ma il blog è il tuo, e giustamente lo hai pensato, realizzato e strutturato nel modo che ritieni più opportuno.
È discutibile il fatto di non abilitare subito i commenti al tuo ultimo articolo… tu dici “per evitare di innescare miccie pericolose o derive da forum”, ma non vedo proprio cosa possa innescare che non sia “smontabile” facilmente con la logica e parole “centrate”.
Oltretutto, renderebbe interessante e visibile il parere dei lettori su una tematica così importante…e, vorrei ricordarti che anche queste tue osservazioni e “contestazioni” fanno parte sempre e comunque di un “filone divulgativo”
È discutibile il fatto che se in un sito e blog, a valle di qualsivoglia articolo, è previsto l’inserimento di commenti in cascata, da parte dei lettori, si stia a contare il numero dei commenti (e/o la loro lunghezza), soprattutto se gli argomenti trattati non possono essere commentati con il “mi piace” o “emozionante” o “bravissimo” tipico della maggior parte dei commenti di “facebook”.
È discutibile anche la teorizzazione secondo la quale un lungo commento rende faticosa per molti la lettura incrementando il tasso di abbandono dell’articolo stesso… magari abbandonano la lettura del commento e non dell’articolo… oppure abbandonano l’articolo se è noioso e/o non ben argomentato.
È discutibile infine applicabilità della tua definizione di “sintetico” sui commenti ad articoli che parlano di cose complesse e articolate…tu puoi certamente “aggiornare” il tuo “diario di viaggio” nel modo più sintetico possibile…ma se i commenti sono aperti ai lettori, dubito molto che siano “controllabili” nella loro “estensione” o “sinteticità”.
Ripensa, per esempio, agli articoli (discussi e sviluppati in commenti dedicati) come:
-“Street Photography, un approccio alla vita”
-“Perché un fotografo dovrebbe avere un sito web?”
-“Il momento decisivo? Non esiste”
-Ecc.
-Ecc.
…ripensa a quegli articoli, e all’ impossibilità di affrontarli, svilupparli e sviscerarli, nei relativi commenti, con la “sinteticità” che “tu” hai “teorizzato”.
Ciao Andrea,
No, avevo già visto e “scrollato” tutta la pagina più e più volte, anche prima che tu me lo scrivessi, ma il “terzo” commento (quello che ti ho mandato in risposta) che ti ho scritto il 5 settembre (ben otto giorni fa) non c’è…
…anche ora sono presenti solo 4 commenti (i due iniziali e i due di oggi) e non 5
Comunque te lo rimando una terza volta, scrivendolo qui, di seguito:
Commento del 5 settembre:
—–
Si, ci sono ancora…
… girando nei luoghi dove si parla di “Street Photography”, devo dire che vale la pena, ogni tanto, “fare un giro” qui, tra gli articoli… quantomeno tu sei uno dei pochi che risponde, entrando nel merito.
Mi fa piacere che i miei commenti ti abbiano fatto riflettere sulle logiche, sulle peculiarità e sulle dinamiche di un genere, tanto affascinante quanto complesso, come la fotografia di strada.
Sull’essere sintetico nel commentare…cosa devo dirti, Andrea?
Tutto dipende dagli argomenti, dalla loro complessità, e dalla “profondità” con la quale si vuole affrontarli…
…se si vuole davvero “sviscerarli”, cercando di chiarire e provando a lasciare (come tu li chiami) “interessanti spunti di riflessione”… allora essere sintetico non va bene…
…in molti casi la “sintesi” è un bene e una cosa positiva…
…in moltissimi altri casi, non solo è negativa, ma può diventare potenzialmente “dannosa”, può davvero diventare una “coltura” di fraintendimenti…
Forse è meglio fare come fanno moltissimi (anche qui…) che non scrivono proprio niente…che non commentano affatto… lasciando diventare gli articoli emessi in siti, forum e blog, un’infinita sequenza di monologhi…
…forse è la soluzione migliore…
—–
… sperando che ora diventi visibile.
Un saluto
Walter
Ciao Walter,
il commento di giorno 5 ovvero quello adesso da te riproposto, in verità non era presente in archivio, probabilmente, visti i tanti aggiornamenti post pubblicazione che ha subito il sito, non si sarà registrato (inizio mese avevamo anche un problema di Database saturo)
Ritornando al tuo commento, 3 o 33 qui non funziona.
Ovvero, questo è un blog, ha un ritmo di lettura diverso da un forum e un pubblico che segue e legge, l’interazione è un plus per me non primario.
Avere lunghi o lunghissimi commenti, rende faticosa per molti la lettura incrementando il tasso di abbandono dell’articolo stesso. Dunque il rischio di una sequenza di monologhi è presente tanto in un articolo lungo, noiso e privo di commenti, quanto in un articolo breve ma ricco di lunghi o lunghissimi commenti.
Il mio dire “sintetico”, significa avere una comunicazione più fluida e leggera, che arrivi con maggior forza e semplicità al lettore finale. Anche se come scritto, il mio intento in questa ripresa non è confrontarmi, discutere, dialogare, ma riprendere semplicemente il mio viaggio di ricerca e sperimentazione street, utilizzando fotostreet.it, come alla sua origine, ovvero un diario di viaggio aperto e spontaneo. So che questo può apparire un atteggiamento oggi anacronistico… ma sincermente mi importa poco.
Monologhi? Ma lo sono già! Più che monologhi sono deliri di una persona con una macchina fotografica appesa al collo, che con la scrittura cerca di far ordine tra le proprie idee e fissare, comprendere e sviluppare consapevolezza dalle proprie esperienze 🙂 Il tutto per migliorare la propria visione fotografica.
Scusa Andrea, ma i commenti ai tuoi articoli sono attivi?
Perché oltre a non vedere la risposta a questo, che ti ho inviato un paio di volte già diversi giorni fa, non riesco ad aprire l’area commenti per il tuo secondo articolo “…uno tsunami di generalismo e superficialità” sul quale volevo appunto lasciarti il mio commento.
Ciao Walter,
piacere di leggerti. La tua risposta è presente in calce alla pagina.
Nel nuovo layout, i commenti sono stati spostati alla fine della pagina, dunque devi scrollare in basso.
Per quanto riguarda invece gli editoriali in genere e gli articoli più pungenti e duri come l’ultimo, i commenti saranno abilitati in seguito, per evitare di innescare miccie pericolose o derive da forum.
Questo mi permetterà di concentrarmi sui successivi articoli e mantenere un ritmo di pubblicazione più costante. Dal prossimo articolo, si tornerà a parlare di Fotografia e i toni rientreranno nuovamente nel filone divulgativo.
Beh Andrea, ti sei preso un anno, ma vedo che sei tornato con le batterie belle “cariche”.
Hai scritto molte cose davvero davvero importanti in questo articolo…ed io non ho davvero intenzione di soffermarmi, al momento, su un passaggio piuttosto che su un altro… anche perché sai benissimo che molte delle cose che affermi, te le avevo già preannunciate…
…per il momento volevo solo scriverti che è bello rileggerti…
…ben tornato Andrea.
Grazie Walter! Il piacere è reciproco!
I nostri scambi sono stati molto importanti e di questo ti ringrazio, perchè mi hanno permesso di riflettere molto più sulle varie questioni e sperimentare quanto preannunciato nei nostri scambi. Per i tuoi futuri commenti, sembre molto graditi, ti chiedo solo di essere sintetico o comunque di affrontare un punto alla volta in modo da rendere più agevole la lettura a chi ancora si ostina a leggermi/leggerci 🙂
Per il resto… si sono carico! Ma positivamente carico, ho già pronto un piano editoriale fatto di approfondimenti culturali, riflessioni e scoperte personali.
Dunque ricominciamo!
A presto e grazie per esserci ancora!