Querelatemi se sbaglio!
Caspita, un anno di assenza e sembra essere passato uno tzunami di generalismo e superficialità!
Blog e Magazine online che si fanno profeti di sapere street, valanghe di definizioni e di v-blog su come fare, come ottenere questo o quell’altro “effetto street”? Ma di che stanno parlando! Addirittura c’è chi offre i propri contenuti divulgativi sotto abbonamento, senza forse mai aver fatto street veramente, e con un aurea da Guru, che nemmeno in Magnum si respira.
Quello che mi appresto a fare…lo so… mi dicono: non si fa… non devi farlo… c’è un’etichetta da rispettare, si dicono i peccati ma non i peccatori, potrei pestare piedi importanti, potresti diventare antipatico e scomodo o anche fare terra bruciata intorno a te…
be’ chi se ne frega, come già detto ho ripreso a scrivere senza più filtri e sono pronto a dibattere su ogni mia affermazione in qualunque “bar malfamato” o confronto aperto. Chi mi leggeva e continua a farlo lo sa: resterò fermo sulle idee maturate in tanti anni di studio e ricerca personale sul campo a meno che non mi dimostriate il contrario.
Affermazioni Sconcertanti! È stata una semina INUTILE!
Da dove partire… be un anno di silenzio e cercando online nei primi risultati di ricerca adesso trovo definizioni della street photography come questa:
Si potrebbe cominciare con il dire che la Street Photography è un genere fotografico, più precisamente, un genere di reportage, che si realizza fondamentalmente con fotografie spontanee e non gestite. Come ogni racconto ha un suo “file rouge” che rimanda ad un intento progettuale ben definito.
- Fonte fotoimage.it
Ma cosa? Addirittura vengono sottolineate parti della frase… spero lo abbiano fatto per sottolineare dove risiede la disinformazione! Non vedo altro motivo…
Scrivono “è un genere fotografico”, ma nella sostanza l’unica cosa che potrebbe categorizzare la street è la presenza di una categoria con lo stesso nome in un concorso fotografico… il resto, per me, non è possibile e lo dimostrano i vari approcci street che distinguono i vari autori in circolazione e i grandi maestri di sempre.
Su Wikipedia la definizione di “genere fotografico” recita questo:
Un genere fotografico è una categoria convenzionale che permette di classificare le diverse opere fotografiche in base ad alcuni temi o caratteristiche ricorrenti.
Be’ mi chiedo dunque quali caratteristiche ricorrenti trovo tra i tanti autori presenti, quali “paletti” rendono o meno una foto street?
Presenza di persone o assenza di persone? Presenza di geometrie urbane o mancanza di contestualizzazione? Diniego delle regole o rispetto ed evoluzione di esse? Estetica compositiva o dis-Ordine estetico? Struttura dell’immagine o Privazione di essa? Utilizzo di una specifica ottica? Presenza di specifici soggetti? Cosa?
Credetemi mai nessuno vi darà una risposta, semplicemente perchè la risposta non esiste!
La Street Photography è un’esigenza di scatto, che nasce dal profondo, come spinta emozionale inconscia, è intrisa del tuo passato fino a quel momento e capace di rivelare al tuo sguardo qualcosa, per te, di banalmente eccezionale. In essa risiedi tu, la tua storia, il tuo sguardo, il tuo cuore e la tua percezione del mondo di quel momento – sia positiva che negativa. È quasi un qualcosa di primordiale che si palesa in uno scatto.
STREET “E” REPORTAGE, UN PROBLEMA DI ACCENTI
Ritornando al nostro paragrafo iniziale, viene citata la parola Reportage! Be’ penso vi sia un po’ di confusione nel processo fotografico da parte di chi ha scritto l’articolo. Esiste la Street e il Reportage e certamente la street NON È reportage. Puoi fare un reportage con un approccio street, ma per logica di costruzione sarà sempre un Reportage e non il viceversa… è un questione di “PENSIERO PRIMA DELLO SCATTO“.
Se rifletto un attimo sul pensiero del reporter, un reportage è fatto da mesi di studio e documentazione, da una programmazione a monte capace di offrire uno spaccato più largo possibile della tematica che si decide di sviluppare. Un reportage si protrae per mesi o anni, si va a fondo sempre più a fondo, in un reportage la fotografia diviene lo strumento per raccontare nel più completo dei modi un qualcosa, confermare o confutare un’idea nata tanti mesi prima e sviluppatasi nel corso del tempo.
Cosa c’entra dunque con la street? Non è che scendo in strada e dico adesso vado a fotografare questo o quello per raccontare o denunciare questa cosa… non fai street così, ma così facendo generi per te stesso soltanto aspettativa e frustrazione – tipico di chi chiede nei workshop, una volta in strada, “cosa devo fotografare adesso?“
Facciamo qualche esempio:
Gli scatti giapponesi di Gilden (Yakuza compresa) nascono vivendo la città da streepher, camminando per essa ed entrando in contatto con essa… non vi era una storia a monte ma è divenuta una storia a valle. Così come più volte raccontato dallo stesso Gilden.
Boogie – alias Vladimir Milivojevich – afferma “I buoni scatti sono ovunque. Non sei tu a scegliere i tuoi progetti” per spiegare come ogni lavoro è stato frutto di una esperienza di vita vissuta. Oltre la fotografia. Non vi era un progetto iniziale ma questo si è palesato sulla successiva presa di consapevolezza e visione.
Lo streepher si fa pervadere dal mondo, non ha un’idea di ciò che gli potrà accadere – nel bene e nel male – ma è pronto a catturarlo e a viverlo. Il pensiero di una serie si sviluppa a valle e mai a monte. Dunque dal punto di vista del processo fotografico, la street è quasi l’anti-reportage.
SCRIVONO: “FOTOGRAFIA NON GESTITE“?
Che mi spieghino cosa significa gestire una fotografia! Forse intendono foto fatte a ca…so?
Signori se metto seduti attorno ad un tavolo un fotografo di Strada e un “Fotografo” comune, il primo parlerà di luce, tempi e diaframmi e vita vissuta il secondo di attrezzatura.
Il Vero fotografo di strada ha piena consapevolezza del mezzo, delle regole compositive, dell’estetica fotografica e della storia ad essa correlata, non usa tali informazioni in modo conscio ma in modo istintivo, in quanto ha interiorizzato talmente tanto queste informazioni che esse risiedono naturalmente in ogni suo scatto.
Ancor prima del verificarsi di un qualcosa, siamo già pronti allo scatto, perchè abbiamo letto il grigio medio delle zone d’ombra dell’asfalto qualche metro prima, e attendiamo l’inaspettato.
Personalmente mi capita camminando per strada di dare i numeri… ma ormai mia moglie lo sa… mi ripeto i tempi al variare della luce e a parità di diaframma… è un vizio, ma ho scoperto che molti come me lo fanno… nella street photography non solo devi conoscere a fondo il tuo mezzo fotografico, ma devi sapere come usarlo per esprimere al meglio quel pugno allo stomaco che ti porta allo scatto.
UN FILL ROUGE… CHE NON C’È!
Detto questo penso sia chiaro come anche l’ultima frase del quel paragrafo iniziale sia errata o incompleta… il fill rouge di una session street non lo conosci a monte ma lo scopri vivendo la serie. L’intento progettuale nella “Street” è qualcosa di più ampio, che comprendi mesi o anni dopo rivedendo o sviluppando i tuoi scatti.
Infine, concludo con una nota tratta dal medesimo articolo, in cui si dice che la street “documenta la realtà“… be’ anche qui la cosa mi fa parecchio storcere il naso! Documentare (fotografia documentaria) significa mostrare, senza influenza alcuna, la realtà.
Lo streepher a volte manipola la realtà donandole un nuovo significato, enfatizzandone aspetti attraverso il grottesco e l’ilarità, drammatizzando il non drammatico e scimmiottando la serietà. Ogni streepher offre a noi non “La visione del mondo” in modo oggettivo ma “la sua visione del mondo” spesso anche distorto, diverso, inaspettato. Pensate a questo:
“in una foto,
basta omettere uno o più dettagli
per cambiare il senso della storia”
Ecco perchè a mio avviso un “vero” streepher è naturalmente e inconsapevolmente un autore, ci racconta il suo mondo attingendo dal reale, e continua a farlo anche senza mostrare i suoi scatti, perchè fare street è un’esigenza e un approccio alla vita stessa.
A conclusione di questa mia riflessione, scritta come un promemoria personale e condiviso, penso e continuerò a ripetermi come un mantra, che l’autocritica, la conoscenza, l’esperienza e lo studio siano fondamentali per sviluppare quel “PENSIERO CRITICO” capace di farci discernere tra vera conoscenza e “minchiate”.
Sono sempre più convinto che ogni volta che scriviamo o diciamo qualcosa sia nostra responsabilità dare il giusto peso ad ogni parola e che dietro ad ogni articolo vi debba essere una responsabilità editoriale, che si sforzi, nei limiti del possibile, di fornire informazioni corrette in un mondo sempre più confuso… ma so anche, che questo non sempre accade
Alla prossima!
Andrea
Articolo interessante…e non poteva essere altrimenti, visto l’argomento.
Interessante anche perché parte proprio dagli “errori” più comuni (errori obbligatoriamente tra virgolette), che sono tuttavia “errori” storici, non certo nuovi… non credo proprio che siano emersi negli ultimi 12 mesi, perché è “passato uno tzunami di generalismo e superficialità!”.
Il “generalismo”, la “superficialità” ecc. sono aspetti della “deriva” che da anni e anni sta spingendo la “fotografia di strada” verso un “mare di confusione”, un vero e proprio oceano dove in troppi ne approfittano per auto nominarsi “maestri”, “professori” e “docenti”, e in troppi “annaspano” senza sapere o capire “che pesci prendere”.
Una deriva della quale (almeno noi due) ne abbiamo già parlato, Andrea, ben prima del tuo anno sabbatico, anticipando diversi pensieri che hai giustamente ripreso oggi.
Un bell’articolo quindi, davvero interessante, dove quasi tutti i concetti che hai espresso in questo articolo sono condivisibili, così come quasi tutte le “contestazioni” puntuali…
…ci sarebbero alcuni passaggi che, naturalmente, andrebbero approfonditi…per evitare di essere fraintesi o mal interpretati… ognuno dei quali richiederebbe un articolo a parte, con commenti specifici dedicati…non è quindi possibile affrontarli e sviscerarli nei commenti a questo primo articolo.
La famosa questione “genere fotografico” <> “approccio fotografico”, per esempio, è uno di questi…
…occorre ricordare, infatti, che nemmeno “l’approccio” fotografico “giusto” ti garantisce il fatto di aver realizzato “Street Photography”, ti aiuta molto, ma spesso e volentieri “non basta” affatto…
…ma anche di questo ne abbiamo già abbondantemente parlato, e ho il sospetto che…ne riparleremo ancora.
Ciao Walter!
Grazie sempre per i tuoi commenti puntuali e basati, come evidente, su una grande conoscenza in materia.
Ci sarà sicuramente modo di approfondire e dialogare in modo costruttivo e piacevole sui vari aspetti nei prossimi approfondimenti.
Un caro saluto
A presto!