Il 24 maggio scorso, ho riposto nella sua scatola la mia x-pro2 e ho iniziato a scattare solo in analogico con una Leica m6 nuova di pacca.
Adesso sono passati già 6 mesi di fotografia di strada analogica, con una leica totalmente manuale e priva di qualunque diavoleria tecnologica.
Affiancare al proprio cammino la fotografia analogica è bello, ma
utilizzare solo questa per la propria produzione è un’esperienza stravolgente.
I primi mesi hai l’entusiasmo del nuovo oggetto, ne sei affascinato dall’idea, ne sei ammaliato dalla nuova gestualità a cui ti obbliga…inizialmente hai l’illusione del fatto che il processo fotografico fino allo scatto sia lo stesso e quindi tendi ad avere un approccio alla fotografia direi ancora “digitale”.
Poi inizi a scoprire che fotografare a pellicola è diverso!
Non solo nella materialità dei supporti, ma in ogni fase che accompagna il processo di produzione di una foto.
Sono passati 6 mesi di sola pellicola, 6 mesi di sola “film street photography” e la mia mente inizia a cambiare; varia la scala di priorità, cambia l’attenzione verso ciò che è veramente “interessante”, l’intera visione del mondo in relazione alla luce da esso emanata diventa un fattore di fondamentale importanza.
UN’ACCURATA QUANTO SCONTATA RIFLESSIONE
Tutto quello che la fotografia digitale fa per te, nell’analogico merita un’accurata riflessione e consapevolezza; la fotografia si riappropria della sua condizione naturale… la luce… su di essa basi la tua interpretazione del reale. Giorno dopo giorno, sviluppo dopo sviluppo inizi a comprendere come l’emulsione della pellicola scelta reagisce alla luce, comprendi la vera latitudine di posa di ogni situazione e inizi a giocare con essa sperimentando prima e scrivendo dopo.
Del resto su wikipedia cercando il termine fotografia trovi scritto:
Una fotografia è una immagine statica ottenuta tramite un processo di registrazione permanente delle emanazioni luminose degli oggetti presenti nel mondo fisico, selezionate e proiettate da un sistema ottico su di una superficie fotosensibile.
Dunque inizi a “scrivere con la luce” ma in modo veramente consapevole, inizi a comprendere i reali limiti e gli straordinari pregi che il processo chimico ti offre, inizi ad adattare e cambiare il tuo approccio in modo più creativo ed inizi a porti tante nuove domande che, per via della non “istantaneità” dello sviluppo, troveranno risposta solo un po’ di tempo dopo.
GLI EFFETTI
Ecco 10 cambiamenti che la fotografia analogica ha indotto nel mio modo di vedere e agire in strada:
- Sono più sereno
- Scatto in modo più consapevole
- Osservo in modo diverso
- Sono più attento alle variazioni di luce
- Osservo con maggior attenzione le micro differenze di contrasto nei volti e negli oggetti
- Scelgo con maggior attenzione la lente e la pellicola da montare (non ho più il paracadute degli iso automatici)
- Sono attratto da particolari che prima non valutavo
- Ho più coscienza di ogni scatto, del momento, della sua forza e della sua futura rappresentazione, pur non vedendolo.
- Provo piacere nella materialità del processo fotografico (suoni, odori, gesti, sensazioni tattili)
- Ho definitivamente annullato l’ansia da batteria scarica
Non so dove mi porterà questa mia follia, ma inizio a vedere distante la frenesia e la continua produzione di immagini che il mondo fotografico digitale impone.
Come nel jazz si hanno 8 battute,
io ho 36 pose per esprimere la mia fotografia di strada
Tutto il resto ha perso d’importanza, mi basta la mia Leica m6 e un rullo da 36 pose per sentirmi bene.
Alla prossima
Andrea
Caro Andrea, hai proprio ragione su tutto, o quasi…
Ti spiego il quasi. Come sai utiizzo correntemente Leica M digitali e la pastosità dei loro file (a basse sensibilità a mio avviso la M9 è ancora meglio della M10) sono veramente analogici. Le M digitali sono come il buon vino con alcune pecche e moltssimi pregi. Non sono file giapponesi FujiX tutti uguali e perfettissimi come le tabelle organolettiche del Tavernello.
Scattare con M vuole dire avere nel DNA fotografico qualcosa di diverso e sulla Strada il telemetro con la possibilità di vedere con due occhi e la facoltà di scattare senza la cecità dello specchio ribaltato reflex è imbattibile. Ma se uno fa fotografia a mio avviso dovrebbe sempre essere conscio del fatto che FOTOGRAFIA significa SCRIVERE CON LA LUCE e non “scrivere” con photoshop!
Per questo usare Leica M vuole dire semplicemente sapere cosa fare con la luce indipendentemente se uso una M6 od una M10 . Alla fine la macchina è la stessa solo che da una parte SCRIVI con la chimica sfruttando il processo fotochimico di riduzione dell’alogenuro di Ag ad Ag metallico e dall’altra SCRIVI coll’elettronica. Ma questo solo con le M che hanno un tasto di scatto, la scala dei tempi e l’anello del diaframma senza P, A, S, Program Landscape, Program Portrait… ecc
Il succo della questione sta qui, usare una Leca M significa fare fotografia, significa scrivere con la luce, significa pensare ed usare il cervello. Significa aprire lightroom e scegliere le foto migliori, non stare le ore a smanettare su Photoshop o Aperture.
Il digitale ti permette di ridurre un po’ i tempi e probabilmente di aggiustare l’errore più facilmente, ma se non sai cosa sono profondità di campo, iperfocale, diaframmi, tempi e iso e loro relazioni allora dirai che “figata questa macchina, guarda che foto che fa”… Ma nè tu nè io facciamo parte di quella specie decadente di semi-fotografi. Per il resto trovo tutto quello che dici corretto soprattutto nei 10 punti, ma io dopo tanti anni di pellicola ed armadi pieni di carta, diapositive, provini ed ingrandimenti la comodità del digitale non la lascio, ma penso e scatto con una Leica M, per il resto a tutto il mondo sarebbe più che sufficiente uno SmartPhone che con un sensore così micro mette a fuoco da 10cm all’infinito anche a f/1… ma chi non sa “scrivere con la luce” questo non lo capisce.
Il problema sta proprio lì: le nuove generazioni dovrebbero cominciare a scattare per anni solo con pellicola come abbiamo fatto noi da ragazzini e ritornare alla pellicola solo dopo anni di digitale con cosapevolezza e cognitudine di cosa significa FARE FOTOGRAFIA come fai egregiamente TU.
Che dire… Arguto, pungente, cosciente, saggio e soprattutto Street!
Grazie per i tuoi commenti e per i sempre azzeccati paragoni enologici che rendono molto bene un’idea condivisa 🙂
È un racconto che descrive perfettamente un insieme di sensazioni che col digitale perdi. O meglio, ne perdi l’abitudine.
Io ho 36 anni e quando ero adolescente il digitale era ancora un sogno. Quindi ricordavo un po’ alcune cose della pellicola, ma non sapevo quanto ancora potesse insegnarmi.
Ritornando alla pellicola ti accorgi quanta possibilità hai per affinare tutti gli elementi che ti servono ad ottenere una buona foto.
Certo, un po’ costa, ma adesso la mia telemetro è sempre in borsa, non si sa mai. E questo mi tranquillizza, perché so che un qualsiasi istante lo posso immortalare, e non è la stessa cosa che farlo con un cellulare. E non diventerò certo povero a stamparmi un rullino al mese!
Scattare con una macchina a pellicola è bello. Per le foto dove si ha l’esigenza di condividere, avere velocità di azione…ho la reflex digitale. Ma sono due concetti diversi di scattare. L’analogico vi fa elevare, il digitale rende lo scatto quasi un “lavoro”.
Molto bella la frase ‘l’analogico vi fa elevare’; grazie per questo attento commento! 😉