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Quando vidi le foto di Vivian Maier la prima volta…fui letteralmente folgorato!
Altro che megapixel! Mi trovavo davanti a scatti enormi, fatti mezzo secolo prima, che presentavano, con tutta la loro forza, quell’emozionante comunicazione di una street photographer ritrovata.

Per la prima volta mi trovavo davanti a tutta la magnificenza di foto realizzate con una medio formato… credetemi… ho veramente difficoltà a descrivere la loro eccelsa qualità!

Ricordo, in quell’occasione, di essere tornato diverse volte indietro per riosservare gli scatti;
al MoMa di New York mi è capitato solo qualche volta di farlo, ma in quella mostra lo feci quasi per ogni foto;  ero rapito da quella tridimensionalità così marcata:  i piani di fuoco degradavano lentamente ed armonicamente l’uno sull’altro, la composizione ti portava  all’interno di ogni scena e i dettagli prendevano vita… i neri danzavano con migliaia di sfumature di grigio,  le ombre e le alte luci come in un’opera sinfonica, determinavano i “crescendo” e gli “smorzati”, creando un ritmo continuo e una dinamica impressionante.

6×6: IL TARLO

Giunto a casa, qualcosa era entrato nel mio cervello, se la forma e il contenuto erano un aspetto intimo e artistico di Vivian Maier, la struttura di quelle opere era derivante principalmente dal mezzo utilizzato: immagini 6×6 ottenute con una Rolleiflex… ma quale? Come? Perchè Rolleiflex?

Iniziai allora una ricerca su queste macchine: la meccanica, la costruzione, le varianti, le ottiche e le focali utilizzate,  il grado di rumorosità dello scatto e la loro versatilità su strada; comparai poi le date presunte delle opere della Maier e le Rolleiflex in commercio nello stesso periodo.

La Maier scattò con tante macchine fotografiche,  dalle Rolleiflex alla Leica IIIc, alternando alla prevalente produzione in bianco e nero una più blanda produzione a colori. La sua naturale visione era quasi sempre in formato quadrato e la rolleiflex il suo naturale mezzo di cattura. Nel periodo newyorkese presumibilmente scattò con una Rolleiflex 3,5F con ottica Zeiss…

…dissi a mia moglie: “prima o poi scatterò con la stessa macchina! Voglio capire meglio Vivian Maier, quanto vicino andava alle persone e soprattuto come mai fosse così attaccata a queste scatolette di metallo.”

UN GRADITO REGALO

Tornati da New York, circa una settimana dopo, citofonò il postino e lasciò un pacco: all’interno una ROLLEIFLEX 3,5 F (K4F ) 75mm con Ottica Zeiss (come nuova) + borsa e 4 rulli!

Tiziana (mia moglie) aveva deciso di regalarmi per i miei 40 anni, da poco compiuti, un qualcosa che sicuramente avrebbe cambiato il mio modo di vedere, un qualcosa che avrebbe spinto la mia fotografia di strada  su un nuovo livello di visione e percezione e che sicuramente non avrei mai più potuto dimenticare.  Aveva ragione… una magia, una droga, una musa che ti prende e non ti lascia più, non è proprio piccolina ma stranamente ti rende invisibile ugualmente, la prima cosa dissi  fu:WOW! A ma picciridda!“, che in siciliano significa “wow la mia bambina”.

 

VI PRESENTO LA MIA “PICCIRIDDA”

Rolleiflex fotostreet 3.5F k4F 750x500 - Vi presento "A Picciridda" - Rolleiflex 3.5 F Carl Zeiss Planar 3.5/75mm - fotostreet.it

Il venditore l’aveva catalogata A/A- per via di alcuni piccoli segni di usura derivanti dal tempo, ma credetemi che è veramente splendita. Le immagini che vedete sopra e sotto sono reali. Penso, in base al numero di matricola, sia stata prodotta tra 1958 e il 1960, tecnicamente presenta un’ottica Zeiss Planar 75 mm f 3,5 con cinque lenti in quattro gruppi e messa a fuoco minima a 90 cm.

Presenta l’esposimetro sulla manopola della messa a fuoco per la rilevazione dei valori tramite una cellula al selenio posta sotto la scritta Rolleiflex , l’esposimetro è accoppiato ai selettori di tempi e diaframmi dunque muovendo diaframmi o tempi, il relativo ago si muove di conseguenza;  basta quindi allinearlo al secondo ago dell’esposimetro per avere l’esposizione corretta.

esposimetro 539x500 - Vi presento "A Picciridda" - Rolleiflex 3.5 F Carl Zeiss Planar 3.5/75mm - fotostreet.it

Esposimetro Accoppiato Rolleiflex

Un selettore di luminosità permette inoltre di tarare l’esposimetro per luce ambiente o luce artificiale.

L’ottica superiore è un Heidosmat f2,8 quella inferiore uno Zeiss Plannar da 3,5 entrambe le lenti sono da 75mm equivalente a un 48.20mm (circa 50mm) nel formato 35mm. Il cappuccio è rimovibile e con esso schermo di messa a fuoco. Presenta una lente di ingrandimento per perfezionare il fuoco, una finestrella di inquadratura per soggetti lontani e una finestrella per la messa a fuoco tramite lentina e specchio (immagine speculare e capovolta) per un controllo minimale del fuoco per soggetti distanti. La scritta ‘Synchro Compur’ è presente sotto la lente di messa a fuoco mentre la scritta Made in Germany FRANKE & HEIDECKE sotto l’ottica principale. Presenta inoltre timer per autoscatto, connettore per flash esterno, sistema di bloccaggio scatto e sistema di rewind per esposizioni multiple. Il tutto rigorosamente meccanico.

my rolleiflex 1024x433 - Vi presento "A Picciridda" - Rolleiflex 3.5 F Carl Zeiss Planar 3.5/75mm - fotostreet.it

 

Dopo il primo rullo… che ahimè mi è stato fregato in ospedale, (forse scambiato per un rotolo di soldi),  tutte le ghiere hanno iniziato ad essere fluide… per il resto è una macchina solida, silenziosissima che per modalità di scatto ti rende invisibile alla gente nonostante la sua stazza. Dopo questo primo mese, inizio a intuire perchè la Maier prediligeva questa macchina per la sua street photography.

Ecco qualche scatto, a breve un articolo con le mie considerazione sul suo uso in strada.

 

A presto
Andrea

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7 Comments

  • massaro salvatore ha detto:

    E’ LA PIU’ BELLA CAMERA FOTOGRAFICA CHE ANCORA ESISTE E NON MORIRA’ MAIIIIIII SONO IN POSSESSO DI QUESTA STUPENDA CAMERA ROLLEIFLEX PLANAR 1:3,5 75 mm CARL ZAISS Nr 2277568 DEL 1955 FRANKE &HEIDECKE LA CAMERA E’ INTONSA O FATTO DELLE FOTO DA SOGNO.

  • Antonio Scorletti ha detto:

    Anche io adoro Vivian Maier ed anch’io ho una 3,5F. Condivido in pieno le tue considerazioni sulle qualità delle immagini. Sembra di essere sul posto in cui sono state scattate. Per quanto riguarda la sua inclinazione street, la Rolleiflex ha il vantaggio di essere quasi invisibile ai soggetti, che non immaginano che li stai fotografando semplicemente perché non li punti. Poi il compur è più silenzioso di una leica a telemetro…
    Fantastico strumento

  • Lorenzo ha detto:

    Ciao,
    anch’io ho visto le foto di Vivian Mayer ma non sono rimasto sconvolto dalla qualità artistica, quando sei davanti ad un maestro/a ti togli il cappello e basta, no, la cosa che mi ha veramente fatto vedere la differenza tra essere un grande artista e un amatore sono i provini a contatto.
    Dodici fotogrammi perfetti, calibrati, a fuoco, centrati in pieno.
    Come si fa?
    Come è possibile per gente che esce e fa le foto per strada e deve catturare la frazione di secondo non sbagliare, non sovraesporre o fare un leggero mosso?
    Non avere il passante che ti sfregia la composizione, il salto di luce che brucia tutto?
    La risposta la sa solo il fotografo, il/la grande fotografo.
    Anch’io ho acquistato una Rolleiflex e ho provato ma ci vuole un qualcosa di più nella testa, negli occhi.
    (Mi diverto comunque lo stesso con il 6×6 perchè a volte mi tenta con scatti meravigliosi)
    saluti,

    Lorenzo Mannozzi

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Lorenzo, grazie per il tuo commento.
      La bellezza è cosa relativa, così come la percezione della visione altrui. E’ vero che alcuni linguaggi rasentano l’universale e l’assoluto, evidentemente non è il caso della Mayer. Tuttavia, quella mostra e la fattura di quelle immagini mi ha fortemente segnato. Se scatti con una rolleiflex sari bene cosa comporta la composizione, a che distanza devi stare per ottenere determinati tagli e come osservare e porti nei confronti dei soggetti. Be’ considerando solo queste variabili, il controllo della luce, e la nitidezza delle inquadrature, osservando quelle immagini, quei ritratti e quelle scene… mi sono reso contro di quanto grande, geniale e attenta ai dettagli sia stata questa bambinaia fotografa. E per mia indole emozionale, davanti a un tale genio, davanti ad una tale visione street che per certi versi precede la genialità di un Doisneau e un Bresson, io non solo sono solito togliermi il cappello, ma chino il capo e rimango impalato per tanto tempo in una sorta di rispettosa contemplazione… se intendiamo la fotografia artistica come mezzo di condivisioni di emozioni, messaggi e visioni del fotografo, allora la Mayer, almeno con me è riuscita pienamente nel suo intento.

  • Salvatore ha detto:

    Fantastico!
    Ti farò sapere le mie impressioni, grazie.

    Salvo

  • Salvatore ha detto:

    Caro Andrea,
    un pò perchè anch’io sono rimasto folgorato da Vivian Maier, quando è stata in mostra a Catania, un pò perchè ti seguo con interesse, anche a me è venuta voglia di scattare in analogico. E ti chiedo un consiglio: vale la pena fare delle prove con una reflex analogica entry level anni 90 (canon eos 5000), che dorme su uno scaffale di casa mia da 20 anni, o ne rimarrei deluso e sarebbe opportuno procurarmi altro, e cosa (di economico)?

    • Andrea Scirè ha detto:

      Ciao Salvatore e grazie per avermi scritto.
      La tua macchina va benissimo! Io iniziai con una Yashica Electro 35 presa ad un mercatino per soli 15 euro. La fotocamera è solo un mezzo della tua visione, inizia a realizzare i primi scatti, sviluppali e osservarli, sfrutta i limiti della tua macchina in modo creativo e vedrai che comunque il fascino della pellicola saprà darti delle soddisfazioni. Giorno dopo giorno sarà poi la tua visione e il tuo modo di comunicare tramite la fotografia a spingerti verso qualche altro medium più o meno performante. La eos 5000 pur essendo “plasticosa” nell’aspetto è una macchina silenziosa e non eccessivamente grande, se fai street monta una lente larga e compatta e vedrai che sarà puro divertimento.

      Grazie ancora per leggere fotostreet.it
      A presto
      Andrea.

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